Reazioni dopo il referendum
Più del 90% di coloro che hanno partecipato alla consultazione popolare organizzata in Romania per la revisione della Costituzione con la ridefinizione della famiglia come matrimonio liberamente acconsentito tra un uomo e una donna hanno votato a favore. Il referendum non è stato però validato, perché solo circa il 21% degli elettori si è presentato alle urne, mentre la soglia minima necessaria era del 30%. Sono seguite le reazioni. Il fallimento del referendum ha provocato turbolenze sulla scena politica. Tutti i partiti politici, tranne USR, avevano espresso il loro sostegno alla modifica della Costituzione, votando nel Parlamento a favore della legge sulla sua revisione.
Corina Cristea, 09.10.2018, 12:42
Più del 90% di coloro che hanno partecipato alla consultazione popolare organizzata in Romania per la revisione della Costituzione con la ridefinizione della famiglia come matrimonio liberamente acconsentito tra un uomo e una donna hanno votato a favore. Il referendum non è stato però validato, perché solo circa il 21% degli elettori si è presentato alle urne, mentre la soglia minima necessaria era del 30%. Sono seguite le reazioni. Il fallimento del referendum ha provocato turbolenze sulla scena politica. Tutti i partiti politici, tranne USR, avevano espresso il loro sostegno alla modifica della Costituzione, votando nel Parlamento a favore della legge sulla sua revisione.
Dal PSD, il principale partito della coalizione di sinistra, al governo, il vicepresidente Paul Stănescu ritiene che il referendum rappresenti un fallimento non solo per i socialdemocratici, ma per l’intera società: “Sono deluso di ciò che è successo al referendum. Mi aspettavo che moltissimi cittadini romeni votassero SI’. Dobbiamo fare un’analisi per individuare le cause della scarsa affluenza alle urne. È un fallimento per l’intera società romena — semplicemente la gente si è rifiutata di venire a votare.”
Il risultato del voto riflette la mancanza di interesse dei cittadini, è del parere Călin Popescu Tăriceanu, presidente dell’ALDE — partner al governo del PSD, il quale ha annunciato che nel partito che dirige non è stata e non verrà fatta alcun’analisi, perché il referendum nazionale non è stato organizzato dall’ALDE. Invece il PNL, il principale partito all’opposizione, ha già fatto un’analisi sulla propria posizione al referendum, dopo che più membri hanno accusato il presidente Ludovic Orban di spingere il partito verso un fallimento politico, di non modernizzare e di proporre una politica retrograda. Ludovic Orban: Sinceramente, mi sarei aspettato che questi miei colleghi attaccassero il PSD per aver confiscato il referendum, di affiancarsi a noi nell’offensiva, su tutti i piani, che stiamo portando avanti contro il PSD.”
Il leader USR, Dan Barna, considera, d’altra parte, spiacevole l’atteggiamento dei rappresentanti della Coalizione per la Famiglia” la quale, dopo essere riuscita a raccogliere 3 milioni di firme per l’organizzazione del referendum, lamenta ora il modo di organizzazione dello scrutinio e il boicottaggio dei partiti. Tramite quelle firme, i romeni sono stati chiamati ad esprimere un punto di vista, mentre loro hanno affermato che tale iniziativa non sia una loro necessità, ma della maggioranza dei cittadini romeni, ha spiegato Dan Barna. La Patriarchia romena ha esortato all’unità spirituale e alla continuazione della difesa della famiglia, dopo l’invalidazione della consultazione popolare.