Rapporto europeo sulla giustizia romena
Metodo di monitoraggio autentico e, secondo gli esperti, necessario, il cosiddetto Meccanismo di Cooperazione e Verifica (MCV) è stato istituito nel 2007, nel momento dell’adesione di Romania e Bulgaria all’Unione Europea. Non molto convinto, un decennio fa, della volontà e della capacità delle autorità post-comuniste di Bucarest e Sofia di applicare nel sud-est europeo le buone pratiche occidentali, Bruxelles è rimasta ancora oggi preoccupata, soprattutto per la riforma della giustizia, il contrasto della corruzione e della criminalità organizzata.
Bogdan Matei, 16.11.2017, 14:52
Nei loro rapporti periodici, gli esperti europei valutano gli sviluppi nel settore, salutano i progressi e segnalano le disfunzioni. Pubblicato mercoledì, l’ultimo rapporto MCV ha destato reazioni contraddittorie a Bucarest. Il documento nota i progressi registrati in settori come la verifica dei conflitti di interessi nel campo degli acquisti pubblici, ma deplora il ritmo globale delle riforme nella giustizia, delle quali afferma che sono stagnate quest’anno. Il che, aggiungono gli esperti della Commissione Europea, ha portato al rallentamento dell’applicazione delle 12 raccomandazioni restanti, e al rischio che siano riaperti fascicoli che, nel rapporto del gennaio 2017, erano considerati chiusi. Le sfide all’indipendenza del sistema giudiziario romeno rappresentano una fonte seria di preoccupazione, si rileva ancora nel rapporto. Il Governo di Bucarest deve continuare le riforme necessarie ed evitare il regresso, per poter raggiungere l’obiettivo di portare a termine il MCV durante l’attuale mandato della Commissione, cioè entro il 2018 — ha ammonito il primo-vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Frans Timmermans.
Il ministro indipendente della Giustizia nel Governo PSD-ALDE, Tudorel Toader, afferma che il rapporto mette in risalto più progressi, e che la Romania può raggiungere il suo obiettivo di rimozione del MCV l’anno prossimo. Pure il vicepresidente socialdemocratico della Camera dei Deputati, l’ex ministro della Giustizia Florin Iordache, afferma che il rapporto contiene sia aspetti positivi che arretrati e che si possono prendere delle misure affinché, l’anno prossimo, il Meccanismo sia rimosso.
Il principale partito dell’opposizione di destra, il PNL, è invece categorico e afferma, tramite il deputato Ioan Cupşa, che l’attuale potere ha perso di nuovo l’esame al capitolo corruzione. Pure il nuovo leader dell’USR, Dan Barna, è del parere che il rapporto MCV sia negativo e dimostri senza equivoci che il governo PSD aggredisce la giustizia.
Il presidente Klaus Iohannis considera, dal canto suo, che il rapporto MCV sia un segnale d’allarme serio, e se le leggi sulla giustizia saranno adottate nella forma attuale, promossa nel Parlamento dalla maggioranza governativa, la Romania farà passi indietro nella lotta alla corruzione.
Anche alcuni commentatori dicono che il tono piuttosto critico del rapporto è dato dai tentativi di subordinare la Giustizia alla politica e dalla scarsa appetenza dell’attuale Potere per il contrasto della corruzione, azioni che hanno lamentato con veemenza tutto l’anno sia la stampa che la società civile. Una nuova valutazione da parte della Commissione Europea sarà pubblicata alla fine del 2018. (tr. G.P.)