Raccomandazioni da Bruxelles per la Romania
La Romania è uno dei dieci Paesi membri dell’UE che si confrontano con squilibri economici. È l’osservazione della Commissione Europea, la quale ha pubblicato, mercoledì, il rapporto Paese per il 2019 sulla Romania che contiene la valutazione dei progressi registrati relativamente all’adempimento alle priorità economiche e sociali. Nella sua analisi, l’Esecutivo comunitario punta sulla necessità di promuovere gli investimenti, di seguire politiche fiscali e di bilancio responsabili e di applicare riforme ben concepite. Le sfide variano molto da un Paese all’altro e richiedono misure politiche adeguate e decise.
Leyla Cheamil, 28.02.2019, 13:22
La Romania è uno dei dieci Paesi membri dell’UE che si confrontano con squilibri economici. È l’osservazione della Commissione Europea, la quale ha pubblicato, mercoledì, il rapporto Paese per il 2019 sulla Romania che contiene la valutazione dei progressi registrati relativamente all’adempimento alle priorità economiche e sociali. Nella sua analisi, l’Esecutivo comunitario punta sulla necessità di promuovere gli investimenti, di seguire politiche fiscali e di bilancio responsabili e di applicare riforme ben concepite. Le sfide variano molto da un Paese all’altro e richiedono misure politiche adeguate e decise.
Per quanto riguarda la Romania, il rapporto rileva che non è stato fatto alcun progresso in merito al quadro fiscale, al livello dello stipendio minimo o alla governance delle compagnie statali. Stando alla Commissione Europea, c’è ancora bisogno di sforzi per raggiungere risultati effettivi. Nella sua valutazione, l’Esecutivo comunitario attira l’attenzione che, in Romania, la capacità del sistema di imposizione di ridurre la povertà e di correggere le disuguaglianze sociali è limitata. “I divari nei redditi restano tra i più alti dell’UE: un terzo dei romeni si confronta con un grande rischio di povertà — la percentuale più alta dell’UE”, si legge nel rapporto. Il documento rileva inoltre che la struttura fiscale è caratterizzata da un livello basso dei redditi e da una grande dipendenza dalle tasse sul consumo. Le tasse hanno rappresentato il 24,9% del PIL nel 2017, il più basso valore dal 1996, e il secondo più basso livello nell’UE — inferiore di molto alla media europea del 39,2%.
Gli esperti dell’Unione Europea fanno numerosi riferimenti chiari alle misure inserite nell’Ordinanza d’urgenza 114, che introduce una serie di modifiche fiscali, alcune criticate sia dall’opposizione, che dall’ambiente d’affari. Alla fine dell’anno scorso, senza consultarsi con le parti coinvolte e senza una valutazione d’impatto, il Governo ha deciso, tramite quest’ordinanza, di sottoporre a imposta gli attivi finanziari delle banche nel caso di un livello maggiore del 2% dell’indice ROBOR, in base al quale vengono calcolati gli interessi per i mutui in lei.
L’Esecutivo comunitario afferma che la tassa metterà probabilmente a dura prova la stabilità finanziaria, influendo negativamente sulla solvabilità e sulla profittabilità delle banche e peggiorerà ancora di più la situazione di quelle più deboli. Allo stesso tempo, si stima che la tassa sia nociva anche per la concessione di mutui e che diminuisca la flessibilità della politica monetaria. Nel rapporto della Commissione Europea si rileva inoltre che le misure previste nell’Ordinanza d’urgenza 114 indeboliscono fortemente il II Pilastro delle pensioni con gestione privata. Stando agli specialisti dell’UE, le misure hanno effetti negativi sulle future pensioni dei romeni, sul mercato di capitale e danneggeranno gli investimenti futuri, aumenteranno l’incertezza, rendendo l’economia romena meno attraente sia per gli investitori romeni, che per quelli stranieri.