PSD, punto e da capo
Una pace fragile regna nel PSD, il principale partito della coalizione di sinistra al governo in Romania, dopo che, venerdì sera, alla seduta del Comitato Esecutivo, il leader del partito, Liviu Dragnea, ha vinto il voto di fiducia dei colleghi. La seduta era stata preceduta dalla lettera aperta in cui alcuni rappresentanti importanti del partito avevano chiesto le dimissioni di Dragnea, persino dalla carica di presidente della Camera dei Deputati.
Bogdan Matei, 24.09.2018, 13:44
In una vera e propria requisitoria politica, il sindaco generale della Capitale, Gabriela Firea, il vicepremier Paul Stănescu e l’ex ministro della Difesa Adrian Ţuţuianu sostenevano che la situazione giuridica di Dragnea è diventata la maggiore vulnerabilità del PSD prima delle elezioni europarlamentari e di quelle presidenziali dell’anno prossimo, delle amministrative e delle politiche del 2020. I firmatari della lettera chiedevano inoltre che la premier Viorica Dancilă, presidente esecutivo del PSD, assumesse la carica di presidente ad interim del partito fino all’organizzazione di un congresso straordinario.
Già condannato con sospensione in un fascicolo, Dragnea aspetta la sentenza definitiva in un altro. I suoi fascicoli, risponde l’uomo forte del Potere, sarebbero politici e istruiti in un modo del tutto privo di professionalità, fatto che, secondo lui, può succedere a ogni cittadino romeno. Sollevato dal voto del CEx, Dragnea ha aggiunto che non vuole che ci siano più riunioni della direzione del partito in cui non siano analizzati problemi importanti.
La più decisa e visibile dei suoi contestatari, Gabriela Firea, è invece del parere che il grande guadagno della riunione di venerdì sia stato il fatto che, per la prima volta, nel PSD si è parlato dei problemi in un modo aperto, sincero e con argomenti logici.
Dovrebbero seguire, sostengono all’unisono i socialdemocratici, almeno due settimane di piena concordia, prima del referendum per ridefinire la famiglia in programma il 6 e il 7 ottobre, la cui organizzazione è stata sostenuta dal PSD, accanto alla maggioranza degli altri partiti parlamentari. Solo dopo si potrà discutere dell’eventuale rimpasto del Governo Dăncilă, un’occasione eccellente — notano gli analisti — che il vicepremier Stănescu paghi per la fronda nei confronti di Dragnea con la sua partenza dal Governo.
Sempre loro notano che, l’8, subito dopo il referendum, seguirà per il leader del PSD un nuovo termine, che potrebbe essere decisivo, nel processo di corruzione all’Alta Corte di Cassazione e Giustizia. Per l’ex presidente romeno Traian Băsescu, attualmente senatore del piccolo partito Movimento Popolare, “Firea, Stănescu e Ţuţuianu hanno un grande merito: hanno lasciato all’opposizione e alla stampa un documento politico firmato grazie al quale il PSD può essere attaccato dalla mattina alla sera e che ha indebolito al massimo” Dragnea.
Secondo la stampa, ciò è di scarsa consolazione per i tre partiti dell’opposizione di destra, il PNL, l’USR e il PMP, ancora incapaci di raggiungere un accordo almeno sul momento in cui inoltrare una mozione di sfiducia contro il Governo PSD-ALDE.