Proteste contro la classe politica in Romania
Lampia protesta pacifica di martedi sera nel centro della capitale Bucarest, in cui oltre 20 mila persone hanno chiesto le dimissioni del premier Victor Ponta, le dimissioni del ministro dellInterno, Gabriel Oprea, e le dimissioni del sindaco del quarto rione della capitale, Cristian Popescu Piedone – ritenuti esponenti di una classe politica colpevole della tragedia nel club in cui decine di giovani sono morti – non è rimasta senza esito. Spiegando che sarebbe stato un errore ignorare il malcontento della gente, il premier ha rassegnato le dimissioni e implicitamente dellintero governo, gesto seguito a breve tempo da uno identico del sindaco Piedone, nel cui rione è avvenuto lincendio. Le decine di migliaia di protestatari antisistema, a Bucarest, ma anche nelle grandi città, sono tornati però in piazza e affermano che lo faranno finoaquando lintera classe politica sarà riformata. “Noi non siamo dei numeri, noi siamo vivi, siamo cosi vivi perchè il giorno in cui non lo saremo più sarà il giorno in cui morremo” – si è scandito in piazza.
Corina Cristea, 05.11.2015, 15:41
Lampia protesta pacifica di martedi sera nel centro della capitale Bucarest, in cui oltre 20 mila persone hanno chiesto le dimissioni del premier Victor Ponta, le dimissioni del ministro dellInterno, Gabriel Oprea, e le dimissioni del sindaco del quarto rione della capitale, Cristian Popescu Piedone – ritenuti esponenti di una classe politica colpevole della tragedia nel club in cui decine di giovani sono morti – non è rimasta senza esito. Spiegando che sarebbe stato un errore ignorare il malcontento della gente, il premier ha rassegnato le dimissioni e implicitamente dellintero governo, gesto seguito a breve tempo da uno identico del sindaco Piedone, nel cui rione è avvenuto lincendio. Le decine di migliaia di protestatari antisistema, a Bucarest, ma anche nelle grandi città, sono tornati però in piazza e affermano che lo faranno finoaquando lintera classe politica sarà riformata. “Noi non siamo dei numeri, noi siamo vivi, siamo cosi vivi perchè il giorno in cui non lo saremo più sarà il giorno in cui morremo” – si è scandito in piazza.
“Mostriamo alla classe politica che è tutta corrotta e che vogliamo un cambiamento. Vogliamo che la prossima classe politica che speriamo venga a governare non ripeta più gli errori che hanno ripetuto tante volte i governi degli ultimi 25 anni. Speriamo di tirare un segnale di allarme e lanciare una sfida allintera classe politica, affinchè non ripeta più gli errori fatti finora e prenda sul serio la voce della gente in piazza”.
“Credo sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In fin dei conti, non si tratta solo di colpevolezza, della colpevolezza per tutti questi morti, si tratta di responsabilità, compresa la responsabilità politica”, hanno detto due dei protestatari.
La gente in piazza ha scandito slogan contro il sistema – “Tutti i partiti, lo stesso marciume” -, contro il presidente – cui hanno detto che ha ununica chance, accennando alla persona che designerà, in seguito alle consultazioni con i partiti politici, a formare il nuovo governo, ma anche contro il Patriarca della Chiesa Ortodossa Romena, Daniele, al quale, addolorati e allo stesso tempo indignati, rimproverano di non essere venuto al posto della tragedia di venerdi sera per pregare e offrire conforto.
Le proteste si sono estese in tutto il Paese. Si stima che circa 25 mila persone sono scese in piazza a Timisoara, Cluj, Brasov, Targu Jiu, Iasi, Alba Iulia, Miercurea-Ciuc, Ploiesti, Braila e Costanza, ma anche allestero, a Parigi e Londra. Gli analisti definiscono le proteste di questi giorni una rivolta consapevole, una maturazione del movimento civico di queste persone, nella loro stragrande maggioranza giovani. Non è un movimento politico, bensi uno spontaneo, determinato dalla tragedia dei giovani morti innocenti, di cui i manifestanti affermano però che “non sono morti, ma ci hanno svegliati”. (traduzione di Adina Vasile)