Prima delle elezioni in Moldova
A più di quattro anni dall’ultimo scrutinio legislativo, alla fine del 2014, il Parlamento di Chişinău cambierà i suoi membri. Le elezioni di domenica avranno luogo, per la prima volta, in base al sistema di voto misto, in cui 50 deputati saranno eletti su liste di partito e altri 51 in circoscrizioni elettorali uninominali, in un unico turno di scrutinio. Contemporaneamente alle elezioni, è previsto anche un referendum sulla diminuzione, in futuro, del numero dei deputati da 101 a 61, come pure sulla possibilità che siano rimossi dall’incarico dai cittadini. Le autorità hanno aperto un numero record di seggi elettorali oltreconfine, ma la società civile sostiene che non siano sufficienti per gli oltre 800 mila cittadini con diritto di voto che si trovano all’estero. Loro rappresentano un quarto del numero totale di elettori e saranno rappresentati nel Parlamento solo da tre deputati.
Bogdan Matei, 22.02.2019, 13:03
Come ogni volta nella repubblica creata su una parte dei territori romeni orientali annessi all’ex Unione Sovietica, nel 1940, in seguito ad un ultimatum, lo scrutinio sarà non solo una scelta politica, ma anche una geopolitica. I risultati dei sondaggi sugli intenti di voto danno come favoriti i socialisti filorussi del presidente Igor Dodon, con quasi il 40% delle opzioni, seguiti dal blocco ACUM, un’alleanza elettorale della destra pro-europea, con circa il 25%, e dal Partito Democratico, di centro-sinistra, il principale partito della coalizione governativa, dichiarato pro-occidentale, con il 15%.
Dalle trasmissioni dei corrispondenti di Radio Romania a Chişinău risulta che la situazione non sia mai stata così accesa a Chişinău come in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Dalla destra, i leader ACUM, Maia Sandu e Andrei Năstase, hanno dichiarato che sospettano di essere stati avvelenati con metalli pesanti. Loro sostengono che si sono sentiti male, si sono fatti fare esami medici ed è emerso che avevano nel sangue una quantità significativa di metalli pesanti, che non poteva apparire dal nulla. Năstase ha accusato i rappresentanti del governo di aver messo a punto il presunto tentativo di avvelenamento. Dalla sinistra, il presidente Dodon ha esortato i suoi sostenitori a prepararsi per azioni di protesta ed ha accusato il governo PD di preparare alcune cosiddette misure estreme contro di lui e contro i socialisti.
Infatti, dopo un incontro con Dodon, l’ambasciatore degli USA, Dereck Hogan, ha attirato l’attenzione ai cittadini americani sul rischio di un disordine pubblico di massa dopo le elezioni. A nome della confinante Romania, l’ambasciatore a Chişinău, Daniel Ioniţă, ha ribadito che la Moldova “è stata, lo è e sarà una priorità di primo livello della politica estera” di Bucarest. Una priorità sempre più difficile da gestire, ammettono, a bassa voce, gli esponenti politici romeni e accusano, senza premura, gli analisti. Questi ricordano che cinque anni fa Chişinău si piazzava al primo posto nel Partenariato Orientale e firmava con Bruxelles accordi di associazione e libero scambio, mentre attualmente la repubblica è più lontana che mai dalle norme e dalle esigenze europee.