Politica: no a trasformismo eletti locali
Lo scorso settembre, due mesi prima delle presidenziali, il Governo di sinistra di Bucarest, presieduto dal socialdemocratico Victor Ponta, che si è anche candidato alle elezioni, ha emanato una controversa ordinanza d’urgenza. Adottata, ulteriormente, anche dal Parlamento, nel tentativo di conferirle maggiore legittimità, l’ordinanza permetteva agli eletti locali di cambiare partito, entro 45 giorni, senza perdere il mandato. Non solo necessaria, ma obbligatoria, ha motivato, in quel momento, il premier Victor Ponta la decisione, in quanto, affermava egli, l’amministrazione locale è paralizzata dai cambiamenti sulla scena politica. Il blocco senza soluzione, afferma Ponta, è avvenuto dopo che i liberali hanno lasciato l’Unione Social-liberale, l’alleanza di centro-sinistra che aveva stravinto le politiche del 2012. Facilmente da anticipare, il partito del premier, Socialdemocratico, è stato il grande beneficiario dell’ordinanza, dopo che centinaia di eletti locali si sono orientati verso il grande partito di sinistra.
Florentin Căpitănescu, 21.01.2015, 13:44
Lo scorso settembre, due mesi prima delle presidenziali, il Governo di sinistra di Bucarest, presieduto dal socialdemocratico Victor Ponta, che si è anche candidato alle elezioni, ha emanato una controversa ordinanza d’urgenza. Adottata, ulteriormente, anche dal Parlamento, nel tentativo di conferirle maggiore legittimità, l’ordinanza permetteva agli eletti locali di cambiare partito, entro 45 giorni, senza perdere il mandato. Non solo necessaria, ma obbligatoria, ha motivato, in quel momento, il premier Victor Ponta la decisione, in quanto, affermava egli, l’amministrazione locale è paralizzata dai cambiamenti sulla scena politica. Il blocco senza soluzione, afferma Ponta, è avvenuto dopo che i liberali hanno lasciato l’Unione Social-liberale, l’alleanza di centro-sinistra che aveva stravinto le politiche del 2012. Facilmente da anticipare, il partito del premier, Socialdemocratico, è stato il grande beneficiario dell’ordinanza, dopo che centinaia di eletti locali si sono orientati verso il grande partito di sinistra.
Per l’Opposizione, invece, l’ordinanza non è stata che una trovata con cui il Partito Socialdemocratico ha cercato di spianare la strada di Victor Ponta verso la carica suprema, il che non è successo, e, allo stesso tempo, di rendere più forte la sua influenza nel territorio, dove la presenza solida dell’Opposizione gli crea grandi problemi. A dicembre però la Corte Costituzionale ha deciso che l’ordinanza è incostituzionale. Stando alla Corte, che ha appena reso pubblica la motivazione della decisione, la formazione o la rottura delle alleanze politiche fanno parte dell’esercizio democratico normale, cosicchè non possono giustificare misure che, in modo diretto e brutale, cambiano la configurazione politica delle autorità dell’amministrazione pubblica locale e alterano la volontà dell’elettorato. La Corte afferma che il vizio di incostituzionalità di un’ordinanza d’urgenza non può essere coperto attraverso la sua approvazione dal Parlamento, il quale, per legge, la deve bocciare.
La discussione riguarda, adesso, il futuro degli eletti che hanno approfittato dell’ordinanza, allettati, stando agli analisti, dalla promessa dei soldi dal bilancio. Qualora il desiderio dell’Opposizione diventi realtà, tutti gli eletti in oggetto perderanno il mandato. In una simile ipotesi, con centinaia di cariche diventate vacanti nell’amministrazione locale, saranno indette elezioni anticipate, con rilevanza nazionale. Sarebbe una novità nella pratica democratica romena, nel contesto in cui le anticipate, amministrative o politiche, sono state praticate dagli elettori solo a livello micro.
(traduzione di Adina Vasile)