Politica: elezioni amministrative in Romania
Regole rigorose di protezione sanitaria, tra cui indossare la mascherina, disinfettarsi le mani all’entrata e all’uscita dei seggi elettorali, mantenere la distanza fisica di almeno un metro, hanno accompagnato il processo elettorale di domenica, in Romania. Il COVID-19 aveva già capovolto il calendario delle amministrative, previste inizialmente per il mese di giugno e rinviate a causa della pandemia. I mandati di tutti gli eletti locali — sindaci, presidenti di consigli provinciali, consiglieri locali e provinciali — sono stati prorogati di sei mesi, fatto che ha alimentato anche l’ansia dell’elettorato di cambiare le amministrazioni. La posta in gioco è stata rappresentata da 41 cariche di presidenti di consigli provinciali, oltre 1300 di consiglieri provinciali, 40 mila consiglieri locali e circa 3200 sindaci.
Bogdan Matei, 28.09.2020, 12:34
A livello nazionale, l’affluenza alle urne è stata del 46%, cioè, come notano i sociologi, solo del 2% più bassa rispetto alle precedenti amministrative, quando la gente non doveva fare i conti con la paura del virus. La più bassa presenza al voto è stata registrata a Bucarest, di solo il 37%, però tuttavia maggiore rispetto a quattro anni fa. Bucarest conta un decimo del numero totale degli elettorali romeni e, a parte il presidente del Paese, il sindaco della capitale è il politico che riceve il maggior numero di voti. La capitale è la più ricca città del Paese, con indici economico-sociali che superano la media dell’UE, e con la più dinamica demografia. Perciò, la carica di sindaco generale è un trofeo ambito da tutti i partiti.
Il nuovo sindaco di Bucarest è il matematico e attivista civico Nicuşor Dan. Dal nucleo della sua organizzazione non governativa, l’Unione Salvate Bucarest, è nata l’attuale USR, ora la terza forza politica nel Parlamento. Successivamente, per motivi ideologici, Dan ha lasciato il partito che aveva fondato, ma la sua candidatura è stata sostenuta sia dall’USR che dal PNL, al governo. Nicuşor Dan aveva perso le elezioni nel 2016, ma si è preso la rivincita aggiudicandosi un numero di voti confortevole e sconfiggendo il sindaco in carica, la socialdemocratica Gabriela Firea. Ex star assai visibile e vocale di una televisione di sinistra, Firea diventava, quattro anni fa, la prima donna e il primo membro del PSD a vincere un mandato di sindaco generale della Capitale. Ora candidata per un secondo mandato e sostenuta dal più importante partito parlamentare, all’opposizione, Firea ha cominciato la campagna elettorale con l’handicap di un’inevitabile usura nella carica e con un palmares piuttosto modesto. Bucarest è una città soffocata dall’inquinamento, paralizzata dal traffico infernale, con una compagnia di erogazione del riscaldamento sull’orlo del fallimento e un’infrastruttura ancora carente.
Grazie al trend ascendente di Gabriela Firea, il PSD si era aggiudicato quattro anni fa anche le cariche di sindaco di tutti e sei i rioni della capitale. Ora, i candidati della sinistra si sono divisi i rioni con quelli sostenuti dal PNL e dall’USR. Percentuali quasi uguali sono state ottenute dalle due forze politiche anche per le cariche di presidenti di consigli provinciali. I socialdemocratici hanno mantenuto molte delle loro roccaforti del sud e dell’est del Paese, mentre i liberali quelle dell’ovest. L’UDMR continua ad avere la precedenza nel centro, l’unica zona con popolazione a maggioranza ungherese.
Votata da un terzo dei bucarestini, cioè con un numero quasi uguale di voti come il PSD e quasi il doppio rispetto al PNL, l’USR si è aggiudicata, per la prima volta, anche alcuni capoluoghi provinciali: Timişoara (ovest), Braşov (centro), Bacău (est). Considerata ridicola da molti, l’ambizione dichiarata dell’ex presidente Traian Băsescu di tornare, a quasi 70 anni, nella carica di sindaco generale di Bucarest, è stata una strategia vincente per il suo partito, il PMP, portandolo a Bucarest sopra la soglia elettorale del 5%. Secondo gli analisti, tutte queste cifre registrate alle amministrative rappresentano un punto di partenza per le strategie che i partiti elaboreranno in vista delle politiche del prossimo dicembre.