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Malcontenti sociali

In Romania, i dipendenti di diversi settori stanno protestando, sollecitando principalmente incrementi salariali.

foto: Federatia Sanitas din Romania/ Facebook
foto: Federatia Sanitas din Romania/ Facebook

, 19.03.2024, 11:47

Insoddisfatti del fatto che il Governo non abbia tenuto conto delle loro richieste relative alla retribuzione, i dipendenti dei comuni di Romania hanno avviato ieri le azioni di protesta. Per una settimana, saranno in sciopero di avvertimento ogni giorno per due ore, mentre per il resto del programma in sciopero alla giapponese, cioè risolveranno le petizioni e le richieste, ma entro i termini stabiliti dalla legge, ha spiegato il leader dell’Unione nazionale dei dipendenti dei comuni e delle città della Romania, Dan Cârlan. I rappresentanti sindacali affermano che i 60.000 dipendenti dei comuni delle località rurali sono gli unici nel sistema pubblico rimasti con lo stipendio al livello del 2021, e il Governo ha promesso un aumento di 500 lei lordi (circa 100 euro). Una decisione su un possibile incremento salariale potrebbe essere presa dopo che l’esecuzione del bilancio per i primi tre mesi del corrente anno sarà analizzata il mese prossimo.

Sempre ieri sono scesi in piazza anche circa 200 dipendenti del commercio,  i quali hanno chiesto davanti al Ministero del Lavoro l’esenzione fiscale dei buoni pasto e vacanze. Reclamano anche insoddisfazioni salariali e legate alla mancanza di un contratto nazionale di lavoro. I protestatari lamentano le pressioni dei datori di lavoro, che, secondo loro, spesso mantengono stipendi bassi o addirittura il salario minimo in un settore in cui la produttività del lavoro è elevata e lo stesso vale per i profitti. Allo stesso tempo, dopo le proteste organizzate nella Capitale, la Federazione Solidarietà Sanitaria ha indetto nel fine settimana un referendum sul tema dell’avvio di uno sciopero generale. Tutti i dipendenti del sistema sanitario sono stati invitati a valutare la rilevanza e l’impatto dell’aumento degli stipendi di base sul reddito salariale individuale e a decidere se scendere in sciopero.

I sindacalisti sanitari sono scontenti del fatto che il Governo abbia promesso loro un aumento solo del 20% del reddito salariale e sostengono che ricevono troppo pochi soldi per i turni di guardia. Così, i medici hanno un contratto per i turni di guardia, ma il loro pagamento avviene al livello del salario precedente a quello aggiornato, mentre gli infermieri non ricevono il loro supplemento in denaro per i turni notturni e per i turni di sabato e domenica, programma che deve garantire la continuità dell’attività nel campo sanitario.

I rappresentanti sindacali affermano inoltre che gli infermieri, i barellieri e gli addetti alle pulizie ricevono il bonus per condizioni pericolose e nocive, e quello per i turni notturni e di fine settimana al livello salariale del 2018, prima dell’applicazione della legge sulla retribuzione. Il personale tecnico e amministrativo si trova nella stessa situazione, e un altro problema è il mancato aggiornamento dell’indennità di mensa. I sindacalisti si dicono determinati a proseguire le azioni di protesta e il prossimo passo sarà uno sciopero di avvertimento. Ieri, anche i dipendenti dei penitenziari hanno annunciato che protesteranno, nella maggior parte delle unità di detenzione, a partire dal 21 marzo, se la legge sulla retribuzione unitaria non verrà applicata nei loro confronti.

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