L’ultima settimana di campagna elettorale
Domenica prossima, il 24 novembre, i romeni sapranno chi sarà il Presidente del Paese per i prossimi 5 anni. Nel secondo turno si sono qualificati l’attuale capo dello stato, Klaus Iohannis, sostenuto dal PNL, al governo, e Viorica Dăncilă, leader dei socialdemocratici, passati di recente all’opposizione. Nel primo round, il presidente in carica, ha ottenuto quasi il 38% dei voti, mentre la sua sfidante poco più del 22%. In pratica, si contendono la più alta carica pubblica gli esponenti della Destra e della Sinistra.
Ştefan Stoica, 18.11.2019, 14:22
Domenica prossima, il 24 novembre, i romeni sapranno chi sarà il Presidente del Paese per i prossimi 5 anni. Nel secondo turno si sono qualificati l’attuale capo dello stato, Klaus Iohannis, sostenuto dal PNL, al governo, e Viorica Dăncilă, leader dei socialdemocratici, passati di recente all’opposizione. Nel primo round, il presidente in carica, ha ottenuto quasi il 38% dei voti, mentre la sua sfidante poco più del 22%. In pratica, si contendono la più alta carica pubblica gli esponenti della Destra e della Sinistra.
Non ci sarà, però, un dibattito elettorale diretto tra di loro. Klaus Iohannis ha affermato più volte che non accetta di avere un dibattito con la rappresentante di un partito che ritiene non democratico, perché avrebbe cercato di accaparrare la giustizia e avrebbe governato contro i romeni per quasi tre anni. Un dibattito diretto sarebbe una legittimazione che Viorica Dăncilă non merita, è del parere Klaus Iohannis, in guerra aperta con il PSD. Dal canto suo, l’ex capo del governo sostiene che Iohannis abbia un discorso estremista, basato sull’odio. È l’approccio di un uomo che vuole dividere la società, mentre la Romania ha bisogno di un presidente mediatore, che porti equilibrio, ha dichiarato Viorica Dăncilă, aggiungendo inoltre di non essere in guerra con nessuno, a differenza dal suo sfidante. Loro sono sostenuti dai maggiori partiti politici.
Mentre gli elettori di Klaus Iohannis sono, nella maggior parte, persone di età media con studi medi e impiegati, la Dăncilă è preferita da anziani e pensionati con studi elementari e medi. Entrambi puntano sulla mobilitazione del proprio elettorato e cercano di attirare gli elettori che, nel primo turno, hanno votato per altri candidati. Nel primo round, l’affluenza alle urne non ha superato il 48%, la più bassa mai registrata ad uno scrutinio presidenziale. Invece, incoraggiati dalle nuove regolamentazioni per la votazione all’estero, i romeni della diaspora sono andati a votare in gran numero, raggiungendo un record di 650 mila. A loro si sono aggiunti anche 25 mila connazionali che hanno preferito il voto per corrispondenza, una prima dal punto di vista dell’organizzazione. Nel primo turno, i romeni d’oltreconfine hanno potuto votare per tre giorni, venerdì pomeriggio, sabato e domenica.
Avranno a disposizione sempre tre giorni anche al ballottaggio. Le nuove misure sono state adottate per evitare le enormi code formate alle presidenziali del 2014 e alle recenti elezioni europee dello scorso maggio. Allo stesso scopo, per eliminare il rischio di sovraffollamento dei seggi elettorali, il loro numero all’estero è raddoppiato rispetto alle europee, arrivando a 835. Tra i Paesi in cui saranno allestiti i più numerosi seggi si annoverano Spagna, Italia, Germania, Gran Bretagna e Francia. In Romania si vota solo domenica, 24 novembre.