L’UE, sulle leggi che regolano la giustizia in Romania
Il presidente Klaus Iohannis ha discusso, mercoledì, con gli esponenti dell’UE in primo luogo sul funzionamento dello stato di diritto, argomento che preoccupa la classe politica e l’opinione pubblica romena. L’indipendenza della giustizia è intangibile — ha affermato, con fermezza, il capo dello stato. Dopo l’incontro con il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, egli ha dichiarato che i problemi relativi alle leggi sulla giustizia e ai codici penali vanno risolti in Romania, senza aspettare soluzioni dall’estero. Klaus Iohannis: “Sono deciso e convinto che riuscirò a far sì che queste discussioni finiscano con delle leggi, che saranno nella loro migliore variante possibile, leggi che si possano utilizzare nella pratica. Però il mio obiettivo più importante resta lo stesso: l’indipendenza della giustizia romena è intangibile, è una questione in cui mi impegnerò con tutte le forze e farò di tutto, assolutamente tutto quello che un presidente possa fare, per mantenere le cose così.”
Bogdan Matei, 01.02.2018, 14:06
Il presidente Klaus Iohannis ha discusso, mercoledì, con gli esponenti dell’UE in primo luogo sul funzionamento dello stato di diritto, argomento che preoccupa la classe politica e l’opinione pubblica romena. L’indipendenza della giustizia è intangibile — ha affermato, con fermezza, il capo dello stato. Dopo l’incontro con il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, egli ha dichiarato che i problemi relativi alle leggi sulla giustizia e ai codici penali vanno risolti in Romania, senza aspettare soluzioni dall’estero. Klaus Iohannis: “Sono deciso e convinto che riuscirò a far sì che queste discussioni finiscano con delle leggi, che saranno nella loro migliore variante possibile, leggi che si possano utilizzare nella pratica. Però il mio obiettivo più importante resta lo stesso: l’indipendenza della giustizia romena è intangibile, è una questione in cui mi impegnerò con tutte le forze e farò di tutto, assolutamente tutto quello che un presidente possa fare, per mantenere le cose così.”
Dal canto suo, il capo dell’Esecutivo comunitario ha affermato che il sistema giudiziario romeno funziona e che non si può dire che Bucarest trasgredisca lo stato di diritto, se le decisioni della Corte Costituzionale vengono rispettate. Però, ha ammonito Juncker, è inaccettabile che la Romania faccia dei passi indietro in merito. Dall’osservanza di questi principi, ha ribadito Juncker, dipendono sia la rimozione del Meccanismo di Cooperazione e Verifica (MCV), tramite il quale Bruxelles monitora i progressi e le carenze della giustizia romena sin dall’adesione del nostro Paese all’UE, nel 2007, sia l’ingresso nell’Area Schengen, negato alla Romania da cancellerie occidentali influenti, che lamentano appunto la corruzione che permane ancora nell’amministrazione romena. “I romeni non meritano di essere trattati come europei di seconda mano. Per me, la Romania e i romeni sono al centro della vita europea e continuerò a fare di tutto per raggiungere questo obiettivo” — ha concluso Juncker.
Le sue dichiarazioni giungono dopo che sia le ambasciate di sette membri occidentali dell’Unione, sia la Commissione stessa hanno espresso la loro preoccupazione per quanto riguarda la modifica delle leggi sulla giustizia. La modifica è stata virulentemente contestata, nel Parlamento di Bucarest, dall’opposizione di destra, e in piazza, per un anno, da centinaia di migliaia di manifestanti, che temono che il Governo PSD-ALDE cerchi di subordinare i magistrati e fermare la lotta alla corruzione. In replica, i rappresentanti della coalizione governativa dicono che le modifiche sono volte ad armonizzare le leggi sulla giustizia con sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dove la Romania è stata spesso chiamata a dare conto per gli errori nei tribunali e gli abusi nei penitenziari, ma anche con decisioni precedenti della Corte Costituzionale della Romania. A gennaio, tuttavia, dietro segnalazione dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia e dei liberali, all’opposizione, proprio i giudici costituzionali hanno temperato lo slancio riformatore del Potere ed hanno deciso che alcune modifiche apportate all’organizzazione giudiziaria e allo statuto dei magistrati sono contrarie alla legge fondamentale.