L’UE e lo stato di diritto in Moldova
Un ex premier e un ex capo di intelligence condannati per corruzione, il sindaco della capitale arrestato con simili accuse, oligarchia di capi di partito, ex comunisti filorussi convertiti a valori occidentali o ex democristiani, una volta sostenitori della riunificazione con la Romania, diventati avvocati di Mosca – nulla manca dal pittoresco paesaggio politico della Moldova. Alla luce di questi sviluppi, l’Unione Europea ha chiesto chiaramente alle autorità di Chisinau di rispettare la raccomandazione della Commissione di Venezia, che sconsiglia il cambiamento del sistema elettorale nell’attuale contesto politico.
Bogdan Matei, 22.06.2017, 12:19
Un ex premier e un ex capo di intelligence condannati per corruzione, il sindaco della capitale arrestato con simili accuse, oligarchia di capi di partito, ex comunisti filorussi convertiti a valori occidentali o ex democristiani, una volta sostenitori della riunificazione con la Romania, diventati avvocati di Mosca – nulla manca dal pittoresco paesaggio politico della Moldova. Alla luce di questi sviluppi, l’Unione Europea ha chiesto chiaramente alle autorità di Chisinau di rispettare la raccomandazione della Commissione di Venezia, che sconsiglia il cambiamento del sistema elettorale nell’attuale contesto politico.
Promossa dai cosiddetti grandi partiti, cioè i democratici, dichiaratamente filo-occidentali, del premier Pavel Filip e i socialisti filorussi del presidente Igor Dodon, la riforma significa l’elezione uninominale della metà dei 100 deputati, finora eletti tutti sulle liste. Gli esperti della Commissione di Venezia ammoniscono che il progetto, criticato con veemenza dall’opposizione, ong e media, non riunisce un ampio consenso nella società. Inoltre, dicono gli stessi esperti, la modifica del sistema elettorale comporta il rischio di rendere i deputati eletti in collegi uninominali vulnerabili davanti agli ambienti d’affari e, quindi, corruttibili.
Il Servizio europeo per l’Azione Esterna ha sollecitato alla Moldova di rispettare l’autorità della Commissione, e ha anunciato di condividere le sue critiche nei confronti dell’iniziativa riguardante il cambiamento del sistema elettorale. Il presidente democratico del Parlamento, Andrian Candu, sostiene che Bruxelles non condizionerà i suoi rapporti con Chisinau da questo progetto, e che è diritto sovrano della Moldova quello di decidere. Eppure, il suo grande ottimismo non sembra essere condiviso dal proprio collega di partito, il premier Filip, il quale si è recato all’improvviso a Bruxelles, per chiedere al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e al commissario all’allargamento, Johannes Hahn, di non collegare la concessione di un credito di 100 milioni di euro, vitale per Chisinau, alla controversa riforma elettorale. (traduzione di Iuliana Anghel)