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L’Ue e l’immigrazione illegale

L’Ue e l’immigrazione illegale
L’Ue e l’immigrazione illegale

, 04.08.2015, 15:16

Vorrebbe raggiungere Liverpool o
Manchester per trovare lavoro come elettricista e, poi, portare anche la sua
famiglia. È la storia di un sudanese del Darfur, simile alla storia di altre
migliaia di migranti clandestini che cercano di raggiungere dalla Francia la
Gran Bretagna, attraverso il tunnel della Manica. Soprannominato la nuova
giungla, il campo profughi di Calais, nel nord della Francia, è strappieno di
migranti che, arrivati sul Mediterraneo, soprattutto dall’Africa del Nord, sono
in attesa di un’occasione per arrivare nel Regno Unito, alla ricerca di una
vita migliore. Parigi e Londra si dichiarano decise a collaborare per fermare
l’immigrazione illegale, nella loro
visione la soluzione di questo problema essendo una priorità assoluta. Tutte le
misure in questo senso – affermano Parigi e Londra – trasmettono un segnale
molto chiaro: le frontiere sono sicure, e le guide dei migranti commettono un
atto criminoso portando in Europa migliaia di profughi.




La situazione non riguarda però
solo la Francia e la Gran Bretagna. Una parte di quelli giunti a Calais hanno
raggiunto in precedenza l’Italia o la Grecia. Perciò, dalla prospettiva di
Bruxelles, la soluzione dev’essere trovata a livello europeo. Tutti gli stati
Ue devono combattere le reti di trafficanti che mettono in pericolo la vita dei
migranti dal Nord Africa, ma mostrare, in ugual misura, solidarietà nella loro
relocalizzazione. Del resto, a fine luglio, i Paesi europei hanno convenuto di
accogliere, temporaneamente, oltre 32 mila migranti extracomunitari, la Romania
impegnandosi a partecipare anch’essa allo sforzo collettivo.






Ci sono anche altri tipi di
migrazione, oltre alla migrazione di natura economica, spiega il presidente del
Centro per la Prevenzione dei Conflitti ed Early Warning, Iulian Chifu. Un
secondo tipo è connesso allo Stato Islamico e alla possibilità di attacchi in
Europa. Non trascuriamo un simile scenario! Nel momento in cui c’è una
migrazione di natura economica, tra questi migranti si nascondono anche membri
dello Stato Islamico, ma nella mia opinione, questo tipo di argomento è debole
e non c’entra, infatti, con l’essenza, e solo una motivazione in più per
combattere in una forma, diciamo radicale, l’immigrazione. E c’è il terzo
fenomeno, rispettivamente il transito degli jihadisti occidentali via Irak o,
indietro, verso gli stati di residenza. Questo è, probabilmente, l’elemento più
importante che l’Ue ha discusso ripetutamente e che rappresenta un problema
prioritario, in quanto comporta uno sforzo enorme dal punto di vista della
sicurezza per sorvegliare queste migrazioni e il modo in cui gli jihadisti
occidentali, che si sono addestrati nello Stato Islamico, tornano nei Paesi di
residenza. Certi jihadisti possono attraversare la Romania nel loro viaggio
verso o dalla Siria o Iraq.




La Romania fa parte della
coalizione contro lo Stato Islamico, ma non sembra un bersaglio diretto di
questo gruppo terroristico. Lo affermava, di recente, il ministro romeno degli
Esteri, Bogdan Aurescu. D’altra parte però nessuno si può permettere di
ignorare il potenziale del fenomeno
terroristico, di seguito Bucarest deve prendersi tutte le misure di
precauzione.

(traduzione di Adina Vasile)

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