L’Ucraina e l’insegnamento per le minoranze nazionali
Sullo sfondo delle recenti tensioni diplomatiche tra Romania e Ungheria, sono molto rari i temi in merito ai quali i ministri degli Esteri dei due Paesi confinanti hanno dei punti di vista identici. Tuttavia, giovedì, Teodor Meleşcanu e Peter Szijjarto, accanto ai loro omologhi di Bulgaria, Ekaterina Zakharieva, e Grecia, Nikos Kotzias, hanno trasmesso al capo della diplomazia di Kiev, Pavlo Klimkin, al segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland e all’Alto Commissario dell’OSCE per le Minoranze Nazionali, Lamberto Zannier, una lettera comune in cui esprimono la preoccupazione e il profondo rimpianto per l’adozione recente da parte della Verchovna Rada del disegno di legge sull’insegnamento in Ucraina.
Bogdan Matei, 15.09.2017, 13:15
Tale azione congiunta, precisano i firmatari, prende in considerazione l’interesse delle parti che firmano il documento a garantire la tutela dei diritti delle minoranze nazionali. Loro esortano le autorità ucraine ad individuare misure concrete in tal senso e a garantire la cooperazione e il rispetto delle norme e degli standard internazionali nel settore.
La legge in questione, che per entrare in vigore deve solamente essere promulgata dal presidente Petro Poroshenko, limita moltissimo l’accesso all’istruzione nella propria madrelingua delle numerose comunità minoritarie che vivono in Ucraina – russi, romeni, ungheresi, bulgari, greci, polacchi ecc. La nuova legge prevede che nei licei e nelle facoltà si insegnerà solo in ucraino, mentre nelle lingue delle minoranze si insegnerà solamente all’asilo e alle elementari.
Gli analisti affermano che, sullo sfondo del conflitto aperto con Mosca, l’accesso di intolleranza delle autorità di Kiev sarebbe rivolto, infatti, solo contro i milioni di etnici russi dell’est e sud dell’Ucraina, mentre le altre comunità sarebbero vittime collaterali. Dal punto di vista percentuale, la comunità romena è la seconda più numerosa, dopo quella russa. Quasi mezzo milione di etnici romeni vivono nel Paese confinante, la maggior parte nei territori romeni annessi, nel 1940, in seguito ad un ultimatum, all’ex Unione Sovietica ed entrati a far parte dell’Ucraina, quale stato successore, nel 1991.
A loro nome, il deputato Grigore Timiş, accanto a due colleghi del Consiglio Supremo dell’Ucraina, di etnia ungherese e bulgara, hanno chiesto al presidente Poroshenko di non promulgare la legge in seguito alla quale “alcuni cittadini ucraini perdono il diritto a scegliere liberamente la lingua in cui vogliono studiare”. In precedenza, sia la diplomazia di Bucarest, che il ministero per i Romeni nel Mondo avevano espresso la loro scontentezza in merito ai provvedimenti della legge.
Dall’opposizione, il leader liberale, Ludovic Orban, ha lamentato la reazione tarda delle autorità ed ha chiesto le dimissioni del ministro per i Romeni nel Mondo, Andreea Păstârnac, mentre il partito Movimento Popolare ha chiesto la convocazione d’urgenza della Commissione Mista Presidenziale Romeno-Ucraina, per determinare Kiev a riconsiderare l’adozione del nuovo atto normativo. (tr. G.P.)