Lo scudo antimissile e le minacce alla sicurezza
È bastata una scintilla americana affinché la reazione russa acquisti già le proporzioni di una deflagrazione. Il leader della Casa Bianca, Donald Trump, ha annunciato che gli Stati Uniti si ritireranno dal Trattato sulle armi nucleari a breve e media gittata (INF) firmato nel 1987 con Mosca, che, stando al presidente americano, avrebbe trasgredito ripetutamente l’intesa lungo gli anni. Vladimir Putin ha reagito subito: la decisione di denunciare il Trattato porterà ad una nuova corsa al riarmo. Accennando ad una possibile situazione estremamente pericolosa, addirittura apocalittica — secondo alcuni suoi accoliti, il leader del Cremlino ha minacciato con una risposta simile, rapida ed efficace. I Paesi europei che accetteranno il collocamento sul loro territorio di missili strategici americani dovranno capire che si trovano su un territorio sottoposto alla minaccia di un’eventuale risposta — ha affermato ancora il presidente russo, aggiungendo che spera di toccare questo argomento col presidente Donald Trump in occasione del loro incontro a Parigi, l’11 novembre.
Roxana Vasile, 26.10.2018, 12:28
Fino allora, la Romania — verso la quale si punta direttamente il dito — reagisce, essendo noto che a Deveselu, nel sud del Paese, gli Stati Uniti hanno collocato, nell’ambito della NATO, uno scudo antimissile, dotato di missili intercettori che hanno ruolo difensivo tramite la distruzione nell’aria dei missili balistici. Stando al Ministero degli Esteri di Bucarest, il fatto che Mosca accenni a questo scudo, nel contesto delle discussioni accese sul tema del Trattato sulle armi nucleari a breve e media gittata, è del tutto irrilevante. In più, la retorica aggressiva della Russia è ingiustificata e controproducente, dopo che il Cremlino ha ricevuto, già molti anni fa, tutte le garanzie e le spiegazioni necessarie sia da parte della Romania, che da parte dell’Alleanza Nord-Atlantica.
Il MAE di Bucarest ribadisce: lo scudo antimissile è strettamente difensivo e osserva tutti gli impegni internazionali. Dopo queste nuove minacce rivolte ai Paesi europei, appunto per ricordare al presidente Vladimir Putin che la NATO è solidale, l’Alleanza ha avviato, giovedì, in Norvegia, le più ampie esercitazioni militari dalla fine della Guerra Fredda. Viene simulata la risposta ad un’invasione cui è sottoposto uno degli alleati. Fino al 7 novembre, all’esercitazione intitolata Trident Juncture, partecipano 50.000 militari di 31 Paesi membri NATO e partner, 250 aeronavi, 65 navi e 10.000 veicoli terrestri. La NATO non cerca confronti, ma è pronta a difendere tutti i suoi membri contro qualsiasi minaccia — ha precisato il segretario generale Jens Stoltenberg. Mosca ha risposto subito, definendo le manovre militari provocatorie e antirusse.