L’inizio ufficiale della Brexit
E’ diventato già ufficiale il processo di ritiro della Gran Bretagna dall’UE, con l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di funzionamento dell’Unione. Il capo dell’Esecutivo di Londra, Theresa May, ha firmato la lettera di notifica del presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. Secondo le procedure comunitarie, questa entra adesso anche sull’agenda della Commissione Europea e della Conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento Europeo.
Bogdan Matei, 29.03.2017, 14:58
E’ diventato già ufficiale il processo di ritiro della Gran Bretagna dall’UE, con l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di funzionamento dell’Unione. Il capo dell’Esecutivo di Londra, Theresa May, ha firmato la lettera di notifica del presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk. Secondo le procedure comunitarie, questa entra adesso anche sull’agenda della Commissione Europea e della Conferenza dei presidenti dei gruppi politici del Parlamento Europeo.
Dopo il referendum dell’estate scorsa, quando la maggior parte dei britannici hanno votato a favore dell’uscita dall’UE, l’Unione Europea ha annunciato che, nell’ambito dei negoziati, l’unità e gli interessi dei 27 stati membri rimasti saranno prioritari. In più, il mercato unico e le sue quattro libertà — la circolazione dei beni, dei servizi, del capitale e delle persone — sono indivisibili. La corrispondente di Radio Romania presso le istituzioni comunitarie afferma che il Parlamento Europeo aspetta dal premier britannico un rapido chiarimento della situazione legale dei cittadini europei in Gran Bretagna.
Il negoziatore capo dell’Unione, il francese Michel Barnier, spera che, entro ottobre 2018, possa essere firmato un partenariato con Londra. Fino allora, però, è del parere Barnier, avrà luogo un processo complicato dal punto di vista giuridico, delicato politicamente e che avrà un impatto economico significativo su ambo le parti. Ancora inconsolati dopo il risultato del voto, migliaia di londinesi hanno marciato nuovamente, sabato, in segno di protesta contro la decisione della Gran Bretagna di lasciare l’Unione.
Dal canto suo, il Parlamento della Scozia ha votato per l’organizzazione di un nuovo referendum sull’indipendenza da Londra. Alla consultazione sulla Brexit, gli scozzesi e i nord-irlandesi hanno votato, nella maggioranza, per restare nell’Unione, mentre al referendum per l’indipendenza del 2014, la Scozia aveva deciso, con il 55% dei voti, di restare a far parte della Gran Bretagna. Ora, il premier Nicola Sturgeon dice che il nord dell’isola deve scegliersi da sola la strada. Lei ammonisce che la Scozia, come d’altronde tutto il Paese, si trova ad un crocevia. L’Europa stessa, così come la conoscevamo, si trova di fronte ad una svolta.
Negli ultimi sei decenni, l’Unione si è estesa in continuazione e, da 6 membri fondatori, era arrivata a 28. La partenza dei britannici è l’unico passo indietro fatto finora, ma è anche un segno che Bruxelles, accusato spesso di burocrazia eccessiva, inefficacia e indifferenza di fronte alle aspettative degli europei, ha esaurito la sua capacità di seduzione. Sabato, a Roma, dove è stato celebrato il 60-esimo anniversario della firma del trattato fondatore, i leader dei Paesi rimasti si sono impegnati a rendere l’Unione Europea più forte e resistente.
A nome della Romania, il presidente Klaus Iohannis ha affermato che il vertice informale di Roma ha rappresentato sia un momento di festa, che uno di bilancio. “Il mantenimento dell’unità dei 27 stati membri è, e deve rimanere, il nostro slogan anche in futuro ” – ha concluso il capo dello stato romeno. (tr. G.P.)