Libera circolazione: studio UE su integrazione cittadini
Torino, la città dove i romeni rappresentano il 91,8% dei cittadini mobili dell’UE, ha registrato un gettito fiscale di 1,5 miliardi di euro in seguito al trasferimento della manodopera dagli stati membri e da altri Paesi. E’ quanto emerge da un nuovo studio indipendente sull’impatto del diritto alla libera circolazione nell’UE, commissionato da Bruxelles.
Arina Petrovici-Matei, 12.02.2014, 10:28
Torino, la città dove i romeni rappresentano il 91,8% dei cittadini mobili dell’UE, ha registrato un gettito fiscale di 1,5 miliardi di euro in seguito al trasferimento della manodopera dagli stati membri e da altri Paesi. E’ quanto emerge da un nuovo studio indipendente sull’impatto del diritto alla libera circolazione nell’UE, commissionato da Bruxelles.
Lo studio esamina sei città europee, scelte per la composizione multinazionale della loro popolazione: Barcellona, Dublino, Amburgo, Lille, Praga e Torino, e mostra che in tutti e sei i casi l’arrivo di cittadini europei più giovani e in età lavorativa contribuisce positivamente all’economia locale.
Lo studio mostra inoltre che i nuovi arrivati contribuiscono a colmare le lacune del mercato del lavoro locale, a far crescere i nuovi settori e a controbilanciare l’invecchiamento demografico. I cittadini provenienti da altri Stati membri spesso accettano lavori al di sotto delle loro qualifiche, possono essere pagati di meno e non sempre godono di pari opportunità di accesso a alloggi e istruzione.
In cifre, lo studio, che si basa su dati del 2011, rileva che la città con la maggiore percentuale di cittadini europei mobili è la capitale irlandese Dublino, col 9,9%, seguita da Torino, con il 6,4% e da Barcellona e Amburgo, con il 4,3%.
I maggiori aflussi di cittadini comunitari mobili sono indicati a Torino, dove il 91,8% sono romeni, e a Praga, dove il 52,5% sono slovacchi. Ad Amburgo, la maggiore percentuale è rappresentata dai polacchi (28,9%), a Lille dai portoghesi (30,2%), a Dublino sempre dai polacchi (30,4%), mentre a Barcellona dagli italiani (31,6%).
Lo studio della Commissione Europea presenta come esempio di buone pratiche la città di Torino, dove le autorità concedono varie facilitazioni agli stranieri per mettere sù un affare. Il progetto include anche corsi per i residenti stranieri che vogliono diventare imprenditori.