Le indennità per i figli dei romeni, reazioni
La Commissione Europea ha reagito in seguito alla decisione dell’Austria di aggiustare dal 1° gennaio le indennità per i figli non residenti dei lavoratori in questo stato membro, a seconda del costo medio della vita nel Paese di residenza del bambino. L’Esecutivo comunitario considera che la misura, che riguarda anche le indennità dei bambini romeni rimasti nel Paese d’origine, trasgredisce la legislazione comunitaria e afferma che analizzerà dettagliatamente la legge adottata dal Parlamento di Vienna. La Commissione precisa che, di principio, l’aggiustamento di tali somme non è permesso e che potrebbe essere guardato come un atto discriminatorio nei confronti di coloro che contribuiscono ai sistemi nazionali di assicurazione e aspettano di ricevere gli stessi benefici a prescindere dalla nazionalità e dal luogo in cui si trovano i bambini. Secondo le statistiche, circa 14 mila bambini romeni sono colpiti dalla nuova formula di calcolo, le loro indennità essendo dimezzate. Anche la Romania si è pronunciata contro questa misura che considera discriminatoria. Il capo della diplomazia romena, Teodor Meleşcanu, ha annunciato che il Governo valuta la possibilità di rivolgersi alla Corte Europea di Giustizia in questo caso, argomentando che la nuova legge austriaca trasgredirebbe il Trattato dell’UE.
Daniela Budu, 08.01.2019, 13:29
La Commissione Europea ha reagito in seguito alla decisione dell’Austria di aggiustare dal 1° gennaio le indennità per i figli non residenti dei lavoratori in questo stato membro, a seconda del costo medio della vita nel Paese di residenza del bambino. L’Esecutivo comunitario considera che la misura, che riguarda anche le indennità dei bambini romeni rimasti nel Paese d’origine, trasgredisce la legislazione comunitaria e afferma che analizzerà dettagliatamente la legge adottata dal Parlamento di Vienna. La Commissione precisa che, di principio, l’aggiustamento di tali somme non è permesso e che potrebbe essere guardato come un atto discriminatorio nei confronti di coloro che contribuiscono ai sistemi nazionali di assicurazione e aspettano di ricevere gli stessi benefici a prescindere dalla nazionalità e dal luogo in cui si trovano i bambini. Secondo le statistiche, circa 14 mila bambini romeni sono colpiti dalla nuova formula di calcolo, le loro indennità essendo dimezzate. Anche la Romania si è pronunciata contro questa misura che considera discriminatoria. Il capo della diplomazia romena, Teodor Meleşcanu, ha annunciato che il Governo valuta la possibilità di rivolgersi alla Corte Europea di Giustizia in questo caso, argomentando che la nuova legge austriaca trasgredirebbe il Trattato dell’UE.
Dal canto suo, il ministro del Lavoro, Marius Budăi, ha sottolineato, in una dichiarazione a Radio Romania, che i lavoratori europei vanno trattati alla pari negli stati membri in cui svolgono la loro attività e che il loro diritto alla libera circolazione è uno dei principi che stanno alla base dell’Unione e del mercato unico. Marius Budăi: “Il principio che applichiamo è che per contributi uguali anche i benefici devono essere uguali. I lavoratori romeni in Austria pagano gli stessi contributi come i lavoratori austriaci in Austria. Discuteremo questi aspetti nella Commissione Europea e vedremo che misure si possono prendere in merito. Dopo la data dell’approvazione, il 25 ottobre 2018, abbiamo inoltrato una lettera al Parlamento dell’Austria in cui abbiamo espresso il malcontento e abbiamo pure svolto due colloqui con la commissaria Marianne Thyssen. Vedremo che misure bisognerà prendere nel prossimo periodo, perché è ovvio che dobbiamo difendere i diritti dei romeni residenti in Austria i cui figli vivono qui in Romania”.
Anche il Ministero per i Romeni nel Mondo ha annunciato di trattare la questione con priorità ed ha attirato l’attenzione che la legge non colpisce solo i romeni, quindi è un problema che va risolto a livello europeo. Nelle riunioni che il Ministero organizzerà durante la presidenza romena del Consiglio UE, nell’agenda dei colloqui sarà inserita anche questa decisione delle autorità di Vienna.