Lavoro: nuove polemiche su romeni in Gran Bretagna
La restrizione della libera circolazione dei lavoratori in Gran Bretagna sarebbe un “clamoroso autogol” all’economia e alla previdenza del Paese, che beneficiano massicciamente dei flussi di manodopera provenienti da altri stati dell’UE.
Roxana Vasile, 17.12.2013, 13:21
La restrizione della libera circolazione dei lavoratori in Gran Bretagna sarebbe un “clamoroso autogol” all’economia e alla previdenza del Paese, che beneficiano massicciamente dei flussi di manodopera provenienti da altri stati dell’UE.
Così richiamano l’attenzione le autorità di Bruxelles, spiegando che qualsiasi moratoria sarebbe illegale, ora che, dal 1 gennaio 2014, il mercato europeo del lavoro sarà completamente liberalizzato ai romeni e ai bulgari.
Per timore di “un’invasione” della Gran Bretagna a partire da questa data, alcuni tabloid e politici hanno ripreso le critiche, presentando statistiche stando alle quali a Londra, ad esempio, il 49% delle persone arrestate per accattonaggio e il 34% di quelle messe dietro le sbarre per furti dalle tasche provenissero dalla Romania.
Come affermava l’ambasciatore romeno a Londra, Ion Jinga, in un articolo per Huffington Post, per una parte dei media britannici, i romeni e i bulgari sono il capro espiatorio per tutto quello che non funziona in Gran Bretagna.
In un’intervista a Radio Romania, l’ambasciatore Jinga assicura che l’abolizione delle restrizioni sul mercato del lavoro britannico non porterà una crescita notevole del numero dei romeni in questo Paese e neanche cambiamenti importanti della situazione di coloro che già stanno li.
“Credo che, da un giorno all’altro, i romeni che vivranno in Gran Bretagna saranno esattamente gli stessi. Lo statuto di chi lavora al momento in questo Paese non cambierà radicalmente. Per coloro che hanno uno statuto, diciamo, incerto, o per una parte di coloro che lavorano per conto loro, sarà possibile essere assunti con un contratto regolare, per cui possiamo parlare dell’abolizione completa di qualsiasi restrizione sul mercato del lavoro britannico per i romeni e i bulgari”, ha detto l’ambasciatore.
D’altra parte, la BBC notava che, finora, i romeni hanno preferito altri stati europei. Comunque, la maggioranza di coloro che si trovano nel Regno Unito proviene dalla classe media e lavora regolarmente.
La liberalizzazione del mercato del lavoro offrirà loro un diritto di cui fanno uso anche numerosi cittadini della Gran Bretagna: circa la metà dei 4,7 milioni di britannici che lavorano all’estero si trovano in stati UE.
Le accuse di Londra sul turismo per benefici sociali non sono sostenute da dati, completano le autorità di Bruxelles. Anzi, diversi studi hanno indicato che le tasse e i contributi versati da chi sceglie di lavorare in altri Paesi sono al solito superiori ai benefici ricevuti dalla previdenza.
Purtroppo, però, una cosa è certa: una volta incussa l’idea che i romeni rubano ai britannici i posti di lavoro o che non lavorano, ricevendo aiuti sociali mentre commettono attività di accattonaggio o altri reati, sarà difficile riabilitare l’immagine della Romania.