L’abuso d’ufficio, limiti e principi
La Corte Costituzionale della Romania ha respinto la contestazione formulata da Bombonica Prodana, ex moglie del leader PSD, Liviu Dragnea, legata ad un articolo del Codice Penale che definisce l’abuso d’ufficio. L’eccezione è stata sollevata nel fascicolo in cui è rinviata a giudizio accanto all’ex marito e a ex dipendenti del servizio di Assistenza Sociale della provincia di Teleorman (sud). I giudici della Corte Costituzionale hanno deciso che spetta al Parlamento l’incarico di stabilire il valore dei danni e la gravità dei pregiudizi risultati dal reato di “abuso d’ufficio” commesso.
Mihai Pelin, 07.06.2017, 14:09
La Corte Costituzionale della Romania ha respinto la contestazione formulata da Bombonica Prodana, ex moglie del leader PSD, Liviu Dragnea, legata ad un articolo del Codice Penale che definisce l’abuso d’ufficio. L’eccezione è stata sollevata nel fascicolo in cui è rinviata a giudizio accanto all’ex marito e a ex dipendenti del servizio di Assistenza Sociale della provincia di Teleorman (sud). I giudici della Corte Costituzionale hanno deciso che spetta al Parlamento l’incarico di stabilire il valore dei danni e la gravità dei pregiudizi risultati dal reato di “abuso d’ufficio” commesso.
A marzo, Bombonica Prodana sollevava questa eccezione di incostituzionalità e il suo avvocato precisava che si impone l’invio alla CCR perché, nel suo caso, i danni sono inferiori ai 50.000 euro e quindi, il caso non sarebbero oggetto di inchiesta penale. Bombonica Prodana è stata rinviata a giudizio per abuso d’ufficio. Nello stesso fascicolo, Liviu Dragnea è processato per concussione. All’epoca, Bombonica Prodana lavorava presso la Direzione Tutela del Bambino di Teleorman, istituzione subordinata al Consiglio Provinciale di Teleorman, il cui presidente era Liviu Dragnea. Stando agli inquirenti, Dragnea avrebbe determinato più dipendenti della Direzione Assistenza Sociale di assumere, con contratti fittizi, due persone, membri dell’organizzazione PSD Teleorman, che sono state pagate dai fondi pubblici, anche se lavoravano esclusivamente per il partito.
Nel caso di una condanna in questo nuovo processo, Dragnea rischia di scontare anche la pena di due anni di carcere con sospensione che gli era stata inflitta l’anno scorso, nel cosiddetto dossier “Referendum”, eventualità in cui dovrebbe lasciare definitivamente la scena politica, una scena che domina in maniera assoluta dopo le politiche del dicembre 2016. In questo dossier più vecchio, era stato condannato perché, nel 2012, prima e durante lo svolgimento del referendum per la destituzione di Traian Băsescu dalla carica di presidente della Romania, aveva messo a punto, in veste di segretario generale del PSD, un sistema volto a influenzare il risultato del voto, di modo che fosse raggiunto il quorum necessario per la destituzione.
Attualmente, decine di sindaci e capi di consigli provinciali hanno problemi con la giustizia, sono condannati o sotto inchiesta della DNA per abuso d’ufficio. All’inizio dell’anno, il Governo aveva cercato di risolvere il problema. Il famoso decreto-legge 13, con il quale si intendeva modificare i codici penali, adottato a fine gennaio e ulteriormente abrogato, prevedeva che una persona poteva essere messa sotto accusa per abuso d’uffcio solo se i danni recati erano di almeno 200.000 lei. Questa controversa decisione ha fatto scendere in piazza, allora, centinaia di migliaia di persone, le più ampie proteste dal crollo del comunismo, a dicembre 1989. (tr. G.P.)