La rotta balcanica, in dibattito europeo
L’UE continua a cercare delle soluzioni alla crisi dei profughi, la più grave dalla fine della seconda Guerra Mondiale. Il capo della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha convocato domenica a Bruxelles un minivertice sul tema della migrazione nei Balcani Occidentali, al quale hanno partecipato capi di stato o di governo di otto Paesi UE – Austria, Bulgaria Croazia, Germania, Grecia, Ungheria, Romania e Slovenia, e di altri tre che non fanno parte dello spazio comunitario- Albania, Macedonia e Serbia. La Romania è stata rappresentata dal presidente Klaus Iohannis.
România Internațional, 26.10.2015, 13:56
L’UE continua a cercare delle soluzioni alla crisi dei profughi, la più grave dalla fine della seconda Guerra Mondiale. Il capo della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, ha convocato domenica a Bruxelles un minivertice sul tema della migrazione nei Balcani Occidentali, al quale hanno partecipato capi di stato o di governo di otto Paesi UE – Austria, Bulgaria Croazia, Germania, Grecia, Ungheria, Romania e Slovenia, e di altri tre che non fanno parte dello spazio comunitario- Albania, Macedonia e Serbia. La Romania è stata rappresentata dal presidente Klaus Iohannis.
Dopo 7 ore di colloqui, nella notte tra domenica e lunedì, i partecipanti alla riunione hanno stabilito un piano di azioni in 17 punti, di cui il più importante riguarda la creazione di 100.000 posti di accoglienza dei profughi, con l’appoggio dell’ONU. La metà sarà creata in Grecia, la prima tappa sulla rotta balcanica dei migranti, e il resto negli stati dei Balcani Occidentali. Le autorità di Atene hanno accettato di aumentare di 30.000 il numero dei posti di accoglienza entro fine anno, con l’appoggio dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (UNHCR). Nella seconda tappa, altri 20.000 posti saranno creati in famiglie di accoglienza in Grecia, e gli affitti saranno sovvenzionati dell’UNHCR.
I 50.000 posti rimasti saranno divisi tra gli stati che si trovano lungo la rotta dei migranti nei Balcani Occidentali, in coordinamento con l’ONU. Deciso inoltre il dispiegamento di 400 ufficiali di polizia in Slovenia, gravemente colpita ultimamente dall’ondata migratoria, dopo che l’Ungheria ha chiuso il confine con la Croazia. Il piano prevede anche l’intensificazione degli sforzi per rinviare indietro le persone che non richiedono protezione internazionale e il rafforzamento della cooperazione nel processo di rimpatrio con Paesi quali Afghanistan, Bangladesh, Iraq e Pakistan. I Paesi partecipanti hanno concordato inoltre di non lasciare nel futuro i migranti passare in un Paese confinante, senza una previa intesa.
Il presidente della Commissione Europea ha detto che gli stati balcanici devono cominciare a registrare i migranti arrivati ai loro confini. Deciso anche il miglioramento dello scambio di informazioni quotidiane, l’annuncio dei viaggi dei migranti sulla rotta dei Balcani Occidentali e la valutazione delle necessità di sostegno tra questi Paesi. Il piano prevede inoltre un migliore contrasto al traffico di esseri umani e ai trafficanti, e il consolidamento delle azioni con l’aiuto di Interpol, Frontex ed Europol.