La Romania ha bisogno di un nuovo modello di crescita economica
La Romania ha bisogno di un nuovo modello di crescita economica basato sull’innovazione per poter accelerare il ritmo dell’avvicinamento agli stati sviluppati dell’Occidente. È l’opinione degli esperti della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) espressa nel più recente rapporto sulla transizione. Il documento è stato presentato, martedì, nell’ambito di una conferenza organizzata presso la sede della Banca Centrale della Romania. Il direttore regionale della BERS, Matteo Patrone, ha affermato che il PIL aumenta superando il potenziale, basandosi sul consumo, essendo alimentato dall’aumento degli stipendi, senza una correlazione col miglioramento della produttività del Paese.
Leyla Cheamil, 13.06.2018, 14:42
La Romania ha bisogno di un nuovo modello di crescita economica basato sull’innovazione per poter accelerare il ritmo dell’avvicinamento agli stati sviluppati dell’Occidente. È l’opinione degli esperti della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) espressa nel più recente rapporto sulla transizione. Il documento è stato presentato, martedì, nell’ambito di una conferenza organizzata presso la sede della Banca Centrale della Romania. Il direttore regionale della BERS, Matteo Patrone, ha affermato che il PIL aumenta superando il potenziale, basandosi sul consumo, essendo alimentato dall’aumento degli stipendi, senza una correlazione col miglioramento della produttività del Paese.
“Per continuare e possibilmente accelerare sulla strada della convergenza, la Romania, come molti Paesi della regione, ha bisogno di un nuovo modello di crescita economica basato sull’innovazione e sull’integrazione nella catena dei valori globali”, ha affermato Matteo Patrone, il quale si è detto convinto che il Paese ha una buona posizione su questa strada, grazie al capitale umano e all’alta tecnologia, come l’IT e l’industria aerospaziale. Tuttavia, ha aggiunto il direttore della BERS, c’è una serie di ingredienti che mancano o che vanno sostenuti, come le riforme strutturali e, nella sua opinione, l’infrastruttura è un ingrediente fondamentale perché sostiene l’inclusione sociale, l’integrazione geografica e aumenta la produttività, apre la strada verso il commercio e gli investimenti stranieri diretti.
Matteo Patrone ha precisato che gli investimenti nell’infrastruttura nella regione arriveranno, nei prossimi cinque anni, al 40% del necessario totale di investimenti, cioè a 1,9 mila miliardi di euro. Egli ha accennato pure alla rete di autostrade, ricordando che, con i suoi 747 chilometri, la Romania occupa un posto in fondo alla classifica rispetto ai Paesi della regione per quanto riguarda la densità della rete di infrastruttura oppure la sua estensione dal punto di vista geografico. Tuttavia, il direttore della BERS sostiene che esistono anche settori in cui sono stati realizzati progressi, come quello dell’acqua o dell’energia, menzionando l’interconnessione della rete di gas con la Bulgaria o l’Ungheria.
Dal canto suo, il capo economista della Banca Centrale della Romania, Valentin Lazea, il quale ha partecipato alla presentazione del rapporto BERS, ha sottolineato che un Paese non si può aspettare ad una crescita economica alta a tempo indeterminato, se è una democrazia e non effettua le riforme strutturali necessarie. Valentin Lazea ha richiamato l’attenzione sul fatto che uno dei costi della democrazia è che le decisioni vengono prese più lentamente, le cose vengono attuate più lentamente e la crescita non è così alta come nei regimi dittatoriali. Egli ha menzionato alcuni settori in cui la Romania sta peggio e in cui dovrebbe lavorare di più: l’eliminazione dei divari tra le regioni, tra giovani e vecchi per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro, tra donne e uomini per quanto riguarda gli stipendi.