La Romania e la lotta antiterroristica
A nemmeno un anno dalla strage avvenuta nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, i jihadisti hanno colpito di nuovo il cuore della Francia. E tra le vittime c’è anche una coppia di romeni, che lascia indietro due bambini orfani. Alleata della Francia nella NATO e partner nell’Unione Europea, francofona e filofrancese per tradizione, la Romania si è subito affiancata alle misure adottate dalla comunità internazionale per tentare di prevenire la ripetizione di simili orrori.
Bogdan Matei, 19.11.2015, 11:54
A nemmeno un anno dalla strage avvenuta nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, i jihadisti hanno colpito di nuovo il cuore della Francia. E tra le vittime c’è anche una coppia di romeni, che lascia indietro due bambini orfani. Alleata della Francia nella NATO e partner nell’Unione Europea, francofona e filofrancese per tradizione, la Romania si è subito affiancata alle misure adottate dalla comunità internazionale per tentare di prevenire la ripetizione di simili orrori.
Sullo sfondo dei dibattiti di Bucarest sulle quote profughi dal Medio Oriente e Nordafrica, tramite cui si possono facilmente infilare dei jihadisti, il presidente Klaus Iohannis ha sottolineato che, pari ad altri stati centro-europei, la Romania non è una destinazione prediletta per loro. Il terrorismo funziona solo se provoca paura, ha affermato il presidente.
Se lasciamo la paura penetrare nel tessuto sociale dei nostri Paesi, appena allora i terroristi raggiungono la vera meta, e non ci è consentito di lasciare che una simile cosa accada. Non ci è consentito di lasciare la xenofobia, l’ultranazionalismo, lo sciovinismo a diventare rilevanti nelle nostre società. Non ci è consentito di nessuna maniera di lasciare questa paura a portare alla stigmatizzazione di alcune collettività religiose che non hanno nessuna colpa in questa questione, ha detto il presidente.
Per rispetto verso le minoranze etniche e religiose, la popolazione musulmana di Romania non sarà sottoposta a misure speciali, ha aggiunto Iohannis. In maggioranza etnici tartari e turchi che vivono, generalmente, nella regione della Dobrugea (sud-est, provincia che per centinaia di anni ha fatto parte dell’Impero Ottomano), i circa 70.000 musulmani di Romania sono allo stesso tempo un modello di integrazione e lealtà verso lo stato romeno.
Entrambe le comunità sono rappresentate d’ufficio, pari alle altre minoranze etniche, alla Camera dei deputati di Bucarest. Nei primi anni 2000, quando l’esercito partecipava a campagne antiterroristiche in Afghanistan e Iraq, il portavoce del Ministero della Difesa romeno era un popolarissimo ufficiale di etnia turca. E il capo del culto musulmano di Romania, il mufti Murat Iusuf, ha condannato senza equivoci gli atti di crudeltà commessi a Parigi, nonchè coloro che organizzano simili attentati.
In primo luogo, è un crimine contro l’umanità. Non ha nessun legame con la religione islamica, solo perchè questa gente si considera seguace della religione islamica. Io ho rivolto ancora una volta un appello a tutti i leader religiosi, per trovare delle soluzioni per non avere più simili gruppi all’interno delle nostre comunità religiose, e per non avere più gente che interpreta in modo erroneo il sacro Corano. Un versetto del capitolo 5 dice che colui che uccide un’anima uccide una società intera, una comunità intera, ha detto il mufti Murat Iusuf.
Il muftiat musulmano di Romania hanno espresso la profonda compassione per le famiglie degli uccisi a Parigi e ha trasmesso condoglianze all’ambasciata francese a Bucarest.