La Romania al vertice europeo
Presente, giovedì e venerdì, al Consiglio Europeo di Bruxelles, il presidente romeno, Klaus Iohannis, ha sottolineato che Bucarest si impegnerà molto nei negoziati che l’Unione Europea avrà a Londra in merito alla Brexit, lo scopo essendo quello di ottenere uno statuto migliore per i romeni. Come annunciato di recente, e come ribadito nei colloqui avuti ora in Belgio con il capo dello stato romeno, il premier britannico Theresa May farà la notifica in base all’articolo 50 nella prima parte dell’anno prossimo, dopo di che inizieranno i negoziati che, secondo le stime, dureranno circa due anni.
Corina Cristea, 21.10.2016, 15:08
Vogliamo negoziati chiari, portati avanti in termini molto corretti, dice Klaus Iohannis, ricordando che la situazione dei romeni della Gran Bretagna, sia prima che dopo la Brexit, è per la Romania un tema molto importante: “Non vogliamo incidenti, non vogliamo che i romeni della Gran Bretagna siano sottoposti a pressioni inutili. Abbiamo trovato una grande comprensione, il primo ministro britannico mi ha garantito che si impegnerà personalmente affinché non ci siano simili incidenti, né prima, né dopo la Brexit. Certamente, altri particolari saranno discussi durante i negoziati tra la Gran Bretagna e l’UE 27.”
La crisi dei migranti, i rapporti dell’UE con la Russia e il suo coinvolgimento nel conflitto in Siria, come anche il partenariato commerciale con il Canada sono i principali temi del Consiglio Europeo.
Il presidente Klaus Iohannis ha sottolineato che sostiene l’importanza dell’unità dell’UE in base ai principi comuni stabiliti. Essi si riferiscono alla completa implementazione degli accordi di Minsk, alla necessità di un impegno selettivo con la Russia, non solo su aspetti relativi alla politica estera, e alla volontà di sostenere di più la società civile di questo Paese. Quanto ai rapporti con la Federazione Russa dalla prospettiva della situazione in Siria, il capo dello stato romeno considera che i bombardamenti in Aleppo devono cessare immediatamente e bisogna creare le condizioni necessarie per l’accesso degli aiuti umanitari. Si impone, inoltre, la ripresa del processo politico di negoziato, che non va per niente sostituito con una soluzione militare. (tr. G.P.)