La peste suina, all’attenzione delle autorità
Con circa 800 focolai di peste suina africana confermati in un quarto dei distretti romeni, la Romania agisce per fermare la diffusione della più grave malattia degli animali dopo la Seconda Guerra Mondiale. La più dura delle misure è l’eutanasia di tutti i maiali delle zone in cui è stata confermata la presenza del virus, processo che si trova in pieno svolgimento anche in un allevamento di Brăila, il maggiore in Romania e il secondo come dimensione in Europa.
Corina Cristea, 30.08.2018, 13:21
Sono stati introdotti i controlli stradali per individuare i tentativi di portare via dalla zona gli animali malati oppure i loro prodotti e si è inoltre deciso di permettere la caccia dei cinghiali e degli sciacalli del Delta Danubiano, portatori del virus.
Nonostante tutte queste misure, la malattia si sta diffondendo rapidamente, perché non esistono cure o vaccini, ha dichiarato il presidente dell’Autorità Nazionale Sanitaria Veterinaria e per la Sicurezza degli Alimenti, Geronimo Răducu Brănescu. Egli ha precisato che la peste suina africana si sta evolvendo, abitualmente, con una mortalità di fino al 100%. La peste suina africana è attiva adesso nei Paesi Baltici, in Polonia, Rep. Ceca, Ungheria, Romania, Ucraina, Russia, Moldova e Italia, mentre alcuni Paesi sono riusciti a eliminare i focolai dopo decine di anni, con costi elevatissimi, ha spiegato Geronimo Răducu Brănescu.
In Spagna, ad esempio, c’è stato bisogno di 30 anni e di spese enormi. In Romania, la diffusione della malattia ha determinato finora l’abbattimento di oltre centomila maiali e i danni sono ingenti.
Il presidente Klaus Iohannis, il quale ha chiesto il risarcimento dei danni alle persone colpite il prima possibile, è intervenuto, affermando che a causa del modo difettoso in cui è gestita questa situazione di crisi, i produttori romeni sono stati spinti sull’orlo del fallimento.
Bucarest ha chiesto sostegno finanziario alla Commissione Europea per contrastare gli effetti della peste suina africana, mentre il ministro dell’Agricoltura, Petre Daea, ha assicurato che i proprietari degli animali abbattuti riceveranno rimborsi. Le conseguenze della peste suina africana per i piccoli farmer, per le grandi fabbriche di prodotti a base di carne e per l’intero settore agroalimentare romeno sono enormi a lungo termine: disoccupazione, panico, sfiducia nella lavorazione della carne, deficit commerciale maggiore, spese per risarcimenti danni e per la ripopolazione degli allevamenti. L’attuale crisi genera perdite non solo per il settore privato, ma pure per lo stato che ha investito con priorità grandi somme negli ultimi 10 anni per aumentare la competitività e per poter vendere la carne di maiale sul mercato europeo, nel contesto in cui la Romania ha avuto per 14 anni il divieto di esportarla.