La percezione dei romeni sulla crisi in Grecia
Circa la metà dei romeni considera che la popolazione di uno stato dovrebbe fare dei sacrifici affinchè il loro paese paghi in tempo i debiti, e la maggior parte ritiene che la Romania è protetta da certi rischi, rileva un sondaggio recente sulla crisi in Grecia. Stando allo studio, il 54% dei romeni considera che il loro paese ha un vantaggio perchè usa il leu e non è passato all’euro, il 24% valuta che la Romania avrebbe una situazione economica migliore se fosse nell’eurozona, mentre il 21,5% sceglie la variante non lo so/ non rispondo.
Mihai Pelin, 22.07.2015, 11:34
Circa la metà dei romeni considera che la popolazione di uno stato dovrebbe fare dei sacrifici affinchè il loro paese paghi in tempo i debiti, e la maggior parte ritiene che la Romania è protetta da certi rischi, rileva un sondaggio recente sulla crisi in Grecia. Stando allo studio, il 54% dei romeni considera che il loro paese ha un vantaggio perchè usa il leu e non è passato all’euro, il 24% valuta che la Romania avrebbe una situazione economica migliore se fosse nell’eurozona, mentre il 21,5% sceglie la variante non lo so/ non rispondo.
Il sondaggio indica inoltre che solo un quarto degli intervistati valuta che gli effetti della crisi greca sull’economia e la popolazione di Romania saranno risentiti in una misura grande o grandissima, mentre un terzo considera che la situazione del loro Paese sarà influenzata solo in minore o ancora più bassa misure da quello che succede in Grecia, paese che aspira a un nuovo prestito per un valore di 86 miliardi di euro.
L’esistenza di una percentuale maggioritaria che apprezza che la Romania è protetta da certi rischi grazie al fatto che non fa parte dell’eurozona non va interpretata come un voto di biasimo per il passaggio alla moneta unica. Piuttosto si tratta dell’influenza di una situazione puntuale, il cui peso nell’evoluzione dell’opinione generale sul passaggio all’euro resta da valutare, considerano i realizzatori del sondaggio.
Eppure, le risposte ricevute indicano una maggiore fiducia della popolazione nella moneta nazionale, il leu. D’altronde, la stampa internazionale nota che il passaggio alla moneta unica europea diventa sempre meno attraente per molti dei paesi che aspettano questa chance, citando dichiarazioni di politici di Ungheria, Polonia, Croazia e Romania, abbastanza cauti verso l’ingresso nell’eurozona. Anche se la Romania ha stabilito il 2019 come meta per passare alla moneta unica europea, sono pochi a ritenerla realistica.
Il governatore della Banca Centrale di Romania, Mugur Isarescu, valutava di recente che questo processo potrebbe durare persino dieci anni. Al di là dei guai portati dalla crisi, dice il governatore, in Romania l’inflazione è diminuita e si è consolidata a livelli ridotti, mentre il leu ha acquisito valori normali, paragonabili alle monete degli stati europei. Inoltre, i risparmi dei romeni sono prevalentemente in lei attualmente, con interessi migliori rispetto ai dollari. Inoltre, ultimamente, i prestiti in moneta nazionale hanno cominciato a crescere, soprattutto per chi è pagato in lei.
Mugur Isarescu richiama l’attenzione che il passaggio all’euro è un processo molto più complicato della denominazione della moneta nazionale che, anche se è stato uno di semplificazione, ha creato ansie in società verso l’ignoto. Le discussioni sul passaggio all’euro devono essere molto più complesse, e la gente preparata emozionalmente, ha concluso il capo della Banca Centrale.