La NATO e la sicurezza est-europea
La NATO non vuole entrare in una corsa al riarmo con la Russia, però deve rispondere al clima di sicurezza, allorquando si modifica, ha precisato il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, mercoledì, in apertura della riunione di Bruxelles dei ministri della Difesa degli stati membri. Per il segretario generale, le cose sono chiare: il consolidamento militare dell’Alleanza altro non è che una risposta agli atti aggressivi della Russia nell’est dell’Europa.
Bogdan Matei, 25.06.2015, 13:09
L’annessione di un territorio non è un atto difensivo, è un atto di aggressione, ha detto ancora Stoltenberg, accennando all’occupazione da parte di Mosca, a marzo 2014, della penisola ucraina della Crimea. Anzi, aggiunge egli, la Russia continua a inviare truppe ed equipaggiamenti a sostegno dei ribelli separatisti delle regioni orientali dell’Ucraina. Tutto ciò, ha concluso Stoltenberg, obbliga la NATO ad aumentare in maniera consistente gli effettivi della sua Forza di rapido intervento.
Ci aspettiamo che questa forza arrivi fino a 40.000 effettivi militari. Si tratta di una crescita notevole rispetto al livello precedente di 13.000 militari. Miglioreremo inoltre la nostra pianificazione in anticipo e accelereremo la politica militare decisionale. Mi aspetto che aumenteremo ancora di più il potere e la capacità di risposta della forza della NATO, anche dal punto di vista aereo, marittimo e le componenti delle forze speciali, ha detto il segretario generale della NATO.
Primo tra i pari nelle file dell’Alleanza, Washington ha annunciato in precedenza che dispiegherà, in maniera preventiva, armamento pesante nei paesi dell’Europa dell’est. Così, al Mar Baltico, in Lituania, al Mar Nero, in Romania, gli alleati est-europei ospiteranno carri armati, autoblindo e pezzi di artiglieria in grado di equipaggiare una forza composta di circa 5.000 militari americani.
I ministri della Difesa degli stati membri della NATO hanno deciso inoltre di approvare un pacchetto di assistenza finanziaria per il consolidamento delle capacità di difesa della Moldova (ex sovietica, in maggioranza romenofona). Enclave tra la Romania e l’Ucraina, essa non è membro della NATO. Inoltre, stando a un articolo della Costituzione, definito da sempre di più persone come caduco, è stato neutrale. Il che la rende tanto più vulnerabile al risvegliato appetito territoriale della Russia.
A nome di Bucarest, il ministro Mircea Dusa ha salutato la decisione che considera un investimento non solo nella sicurezza e nella stabilità dello stato confinante, ma anche della Romania. Dusa dice inoltre che andrebbe accelerata l’apertura di un ufficio di collegamento della NATO in Moldova.
Nel 1992, ricordano gli esperti militari, Mosca ha praticato lì, con successo, a scala minore, l’aggressione di oggi in Ucraina. Allora, a nemmeno un anno dopo aver proclamato l’indipendenza, Chisinau perdeva de facto l’autorità sulla regione secessionista filorussa della Transnistria (est), in un conflitto armato che ha provocato centinaia di morti e risolto con l’intervento delle truppe russe al fianco dei separatisti.