La Moldova prima delle elezioni politiche
A più di quattro anni dall’ultimo scrutinio legislativo, alla fine del 2014, il Parlamento di Chişinău rinnoverà la sua struttura. Le elezioni del 24 febbraio prossimo, avranno luogo, per la prima volta, in base al sistema di voto misto, in cui 50 deputati saranno eletti su liste di partito, mentre altri 51 in circoscrizioni elettorali uninominali, in un unico turno di scrutinio. In concomitanza con le elezioni, ci sarà anche un referendum sulla diminuzione, nel futuro, del numero dei deputati da 101 a 61, come pure sulla possibilità che siano rimossi dall’incarico su richiesta dei cittadini.
Bogdan Matei, 07.02.2019, 13:14
A più di quattro anni dall’ultimo scrutinio legislativo, alla fine del 2014, il Parlamento di Chişinău rinnoverà la sua struttura. Le elezioni del 24 febbraio prossimo, avranno luogo, per la prima volta, in base al sistema di voto misto, in cui 50 deputati saranno eletti su liste di partito, mentre altri 51 in circoscrizioni elettorali uninominali, in un unico turno di scrutinio. In concomitanza con le elezioni, ci sarà anche un referendum sulla diminuzione, nel futuro, del numero dei deputati da 101 a 61, come pure sulla possibilità che siano rimossi dall’incarico su richiesta dei cittadini.
Come ogni volta nella repubblica fondata su una parte dei territori romeni orientali annessi all’ex Unione Sovietica, nel 1940, in seguito ad un ultimatum, lo scrutinio non rappresenterà solo una scelta politica, ma anche una geopolitica. I risultati dei sondaggi sugli intenti di voto rilevano che solo quattro partiti politici potrebbero accedere al nuovo Legislativo di Chişinău. Favoriti sono i socialisti filorussi del presidente Igor Dodon, con quasi il 40% delle opzioni, seguiti dal blocco ACUM, un consorzio elettorale della destra pro-europea, con circa il 25% e dal partito Democratico, di centro-sinistra, il principale partito della coalizione governativa, dichiaratosi pro-occidentale, con il 15%.
Perciò la Moldova si trova adesso di fronte ad un nuovo momento critico per il suo sviluppo, mentre forze interne ed esterne cercano di destabilizzarla e di dividere la società — ha ammonito, senza tanta premura, l’ambasciatore degli USA a Chişinău, Derek J. Hogan. Come Bucarest, come Bruxelles, anche Washington considera le politiche in Moldova un test di importanza fondamentale. Gli USA, ha aggiunto il diplomatico americano, esortano tutte le autorità a garantire un processo elettorale libero, corretto e trasparente, al quale tutti i candidati possano partecipare in condizioni uguali, senza avere paura di essere tormentati o intimiditi.
Il presidente dell’attuale Parlamento, Andrian Candu (PD), afferma di essere convinto che la Moldova avrà un governo pro-occidentale pure dopo le elezioni, anche se lo scrutinio potrebbe essere vinto dai socialisti, perché questi ultimi non avranno il numero necessario di voti per formare una maggioranza. Egli aggiunge che l’impegno europeo di Chişinău è talmente forte, che, per ottenere l’ammissione nelle strutture comunitarie, è disposta a rinunciare anche alla reintegrazione della regione pro-russa Transnistria (est), uscita, comunque, dal controllo delle autorità centrali già dal 1992, in seguito ad un conflitto armato conclusosi con centinaia di morti e con l’intervento delle truppe di Mosca a sostegno dei separatisti. A nome della confinante Romania, l’ambasciatore di Chişinău, Daniel Ioniţă, ha promesso, dal canto suo, che nel semestre in corso, quando Bucarest ricopre la presidenza del Consiglio dell’UE, la Moldova beneficerà di un posto speciale nella sua agenda.