La Moldova dopo il primo turno delle elezioni amministrative
Costretta ad una coabitazione non sempre comoda tra il presidente socialista filorusso Igor Dodon e il Governo, pro-occidentale nella maggior parte, di Maia Sandu, la Moldova ha sperimentato, domenica, un nuovo round di elezioni, politiche e geopolitiche in ugual misura. Gli osservatori dell’Associazione Promo Lex hanno segnalato più di 300 incidenti avvenuti nel giorno delle elezioni, compresi casi di trasporto organizzato degli elettori ai seggi elettorali oppure offerte di regali elettorali. La Commissione Elettorale Centrale ha considerato, però, che le trasgressioni non sono atte a influire sui risultati finali.
Bogdan Matei, 24.10.2019, 12:57
Costretta ad una coabitazione non sempre comoda tra il presidente socialista filorusso Igor Dodon e il Governo, pro-occidentale nella maggior parte, di Maia Sandu, la Moldova ha sperimentato, domenica, un nuovo round di elezioni, politiche e geopolitiche in ugual misura. Gli osservatori dell’Associazione Promo Lex hanno segnalato più di 300 incidenti avvenuti nel giorno delle elezioni, compresi casi di trasporto organizzato degli elettori ai seggi elettorali oppure offerte di regali elettorali. La Commissione Elettorale Centrale ha considerato, però, che le trasgressioni non sono atte a influire sui risultati finali.
Come anticipato dai sondaggi sugli intenti di voto, i socialisti di Dodon hanno ottenuto il maggiore numero di voti nel primo turno delle elezioni amministrative. La sinistra populista pro-russa si è aggiudicata i comuni di Bălţi (nord), la seconda città moldava come grandezza, e di Orhei (centro). A Bălţi, dove la percentuale della popolazione russofona e filorussa è molto alta, torna come sindaco Renato Usatîi, scappato in Russia tra due mandati, per paura della giustizia. Mentre a Orhei, dove fino a poco tempo fa è stato sindaco il controverso imprenditore e politico moldavo-russo-israeliano Ilan Şor, condannato in primo grado nel fascicolo sulla rapina del sistema bancario del 2014, è risultato vincitore, già dal primo turno, con oltre il 70% dei voti, il suo rappresentante, Pavel Verejanu. Aggiudicandosi la vittoria nel primo turno in 130 comuni sugli 898, un numero di voti inaspettato ha ottenuto il Partito Democratico, controllato dal controverso oligarca Vladimir Plahotniuc, al governo fino in estate.
Nella capitale Chişinău, dove vive un terzo della popolazione della repubblica e che produce metà del Prodotto Interno Lordo, il nuovo sindaco sarà eletto dopo il secondo turno, del 3 novembre. Il socialista Ion Ceban, vicino al presidente Dodon, avrà come sfidante nella finale l’attuale ministro dell’Interno, il pro-occidentale Andrei Năstase. Ceban ha ottenuto il 40% dei voti, mentre Năstase circa il 30% – percentuali quasi identiche a quelle ottenute alle precedenti elezioni, dell’anno scorso, il cui risultato è stato poi invalidato illegalmente, dopo che Năstase è risultato vincitore. Ex sindaco liberale di Chişinău nel periodo 2007 – 2017, Dorin Chirtoacă, il quale ha ottenuto il 10% dei voti, ha esortato i propri elettori a votare contro Ceban nel secondo turno. Gli analisti sono del parere che il socialista non possa raccogliere voti in più, perché le opzioni pro-europee sono maggioritarie in questa città, che non ha mai eletto sindaci filorussi e in cui, d’altronde, metà della popolazione si è pronunciata, in un sondaggio, a favore della riunificazione con la Romania. Perciò, affermano i commentatori, è molto probabile che, nella finale, Andrei Năstase goda del sostegno di tutta la destra e vinca le elezioni senza problemi.