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La Legge sull’offshore, all’esame del Parlamento

Questa settimana, entra all’esame del Parlamento di Bucarest la nuova Legge sull’offshore, dopo la cui adozione, si potranno avviare investimenti per l’estrazione di gas dal perimetro offshore del Mar Nero, parallelamente allo sviluppo dell’industria petrolchimica. Il ddl è stato già approvato dal PNL, PSD e UDMR, e l’attuale maggioranza si assumerà la forma finale della legge nel Parlamento. Stando al vicepremier Kelemen Kunor, leader dell’UDMR, nel 2026-2027 potranno iniziare le estrazioni di gas dal Mar Nero. Egli ha spiegato che una crisi economica presuppone anche certe opportunità e le autorità dovranno attirare investitori nei prossimi anni e vedere quali modifiche vanno effettuate per sostituire le centrali termoelettriche a carbone con quelle a turbine a gas.



Anche il premier Nicolae Ciucă, eletto di recente a capo del PNL, è d’accordo con questa legge, perché, in questo modo, la Romania potrà diminuire la sua dipendenza dal gas russo. Dal canto suo, il presidente della Camera dei Deputati, Marcel Ciolacu, capo del PSD, sostiene questo progetto, per il quale esistono, secondo lui, determinazione politica e coerenza legislativa, governativa ed esecutiva. Da più di quattro anni, la Legge sull’offshore è bloccata al Parlamento, dove sono stati inoltrati progetti in diversi stadi di dibattito.



Il nuovo ddl è da più mesi all’esame della coalizione governativa e adesso ha ricevuto luce verde. Una variante presa in considerazione è che lo stato romeno riceva almeno il 60% del profitto ottenuto dopo l’estrazione del gas, mentre le compagnie private il 40%. Al momento, la legislazione prevede un’imposta progressiva compresa fra il 30% e il 70% sui redditi aggiuntivi ottenuti dall’aumento del prezzo del gas naturale, e le compagnie hanno l’obbligo di vendere il 50% della produzione di gas alla Borsa di Bucarest. La legge sull’offshore è attesa con molto interesse da alcune compagnie per poter iniziare gli sfruttamenti dei gas naturali dal Mar Nero.



OMV Petrom, la compagnia austriaca di cui anche lo stato romeno è azionista, ma anche altri produttori di gas hanno speso miliardi di dollari, per un decennio, al fine di prepararsi ad estrarre le riserve di gas di circa 200 miliardi di metri cubi, che si stima si trovino nella piattaforma continentale della Romania, nel contesto in cui il consumo nazionale è di circa 11 miliardi di metri cubi all’anno. Ciò permetterebbe alla Romania di trasformarsi da importatore a esportatore di gas naturale.



Accanto agli austriaci, gli americani di ExxonMobil avevano annunciato investimenti, però nel 2019 hanno deciso di lasciare la Romania e di vendere la partecipazione detenuta nel perimetro del Mar Nero alla compagnia romena a capitale pubblico Romgaz. Lungo il tempo, il livello delle imposte sui redditi di cui potrebbero beneficiare le compagnie estrattrici è stata una delle principali barriere allo sfruttamento del gas dal Mar Nero. Ciò ha portato alla reticenza degli investitori e alla sospensione dei progetti, favorendo in tal modo le importazioni di gas dalla Russia.

La Legge sull’offshore, all’esame del Parlamento
La Legge sull’offshore, all’esame del Parlamento

, 11.04.2022, 14:30

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