La legge sull’istruzione dell’Ucraina, nell’agenda del Consiglio d’Europa
La nuova legge sull’istruzione, adottata, quest’autunno, in Ucraina e definita dalla maggioranza degli esperti almeno poco ispirata, è diventata argomento di discussione pure a Strasburgo. Un dibattito d’urgenza sul controverso atto normativo dominerà l’agenda di giovedì dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, riunita per la sessione autunnale. Il dibattito è stato proposto dalla delegazione romena ed è motivata dalla preoccupazione destata dalla drastica limitazione del diritto all’insegnamento nella propria lingua per le minoranze nazionali. Secondo la legge, i bambini appartenenti alle etnie minoritarie potranno studiare nella loro lingua solo all’asilo e alla scuola elementare, dopo di che continueranno gli studi esclusivamente in lingua ucraina.
Bogdan Matei, 10.10.2017, 13:38
La nuova legge sull’istruzione, adottata, quest’autunno, in Ucraina e definita dalla maggioranza degli esperti almeno poco ispirata, è diventata argomento di discussione pure a Strasburgo. Un dibattito d’urgenza sul controverso atto normativo dominerà l’agenda di giovedì dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, riunita per la sessione autunnale. Il dibattito è stato proposto dalla delegazione romena ed è motivata dalla preoccupazione destata dalla drastica limitazione del diritto all’insegnamento nella propria lingua per le minoranze nazionali. Secondo la legge, i bambini appartenenti alle etnie minoritarie potranno studiare nella loro lingua solo all’asilo e alla scuola elementare, dopo di che continueranno gli studi esclusivamente in lingua ucraina.
Già ministro degli Esteri, il senatore Titus Corlăţean, che presiede la delegazione della Romania ed è anche vicepresidente dell’APCE, ha spiegato all’inviata di Radio Romania a Strasburgo quali sono le sue attese alla seduta di giovedì: Spero che il dibattito sia uno corretto, che determini una reazione corretta da parte delle autorità ucraine, cioè che la legge sia riformulata, che sia accettata la perizia della Commissione di Venezia in merito e che sia modificata una legge che limita drasticamente i diritti e la tutela delle minoranze nazionali d’Ucraina, quindi anche di quella romena.”
Quasi mezzo milione di etnici romeni vivono nello stato confinante, la maggior parte sui territori romeni orientali annessi nel 1940, in seguito ad un ultimatum, all’ex Unione Sovietica ed ereditati nel 1991 dall’Ucraina, quale stato successore. Gli analisti dicono che, sullo sfondo del conflitto aperto con Mosca, l’attacco di intolleranza delle autorità di Kiev sia rivolto, infatti, contro i milioni di etnici russi dell’est e sud dell’Ucraina e che le altre comunità — romeni, ungheresi, bulgari, greci, polacchi — siano solo vittime collaterali.
Lo scorso mese, il capo della diplomazia di Bucarest, Teodor Meleşcanu, e i suoi colleghi di Budapest, Sofia ed Atene hanno firmato, d’altronde, una lettera congiunta, esprimendo la preoccupazione e il profondo rimpianto per l’adozione della nuova legge sull’istruzione in Ucraina.
Sempre a settembre, a Bucarest, con un’unanimità insolita in altri contesti, il Parlamento ha chiesto allo stato confinante di riesaminare l’atto normativo. I deputati e i senatori hanno annunciato che seguono “con preoccupazione e massima attenzione” gli sviluppi generati dall’adozione della legge ed hanno esortato alla soluzione della situazione il prima possibile, tramite azioni in buona fede, nello spirito della cooperazione e con il massimo rispetto degli standard europei sulla tutela delle minoranze nazionali.
Dal canto suo, il presidente Klaus Iohannis ha scelto di rinviare, ad una data non ancora precisata, la visita che doveva effettuare questo mese a Kiev. (tr. G.P.)