La giustizia e i parlamentari
Definita, a Bucarest, Bruxelles o Washington, una storia di successo e un modello per lintero Est postcomunista dellEuropa, la lotta alla corruzione in Romania ha cominciato stranamente a fallire il bersaglio. Il Senato ha bocciato, ieri, con un numero eloquente di voti – 72 contro e solo 66 a favore – la richiesta della Direzione Nazionale Anticorruzione di arresto e custodia cautelare del socialdemocratico Dan Sova, cui offre, cosi, nuovamente, immunità. Lo scorso marzo, i senatori avevano votato unaltra volta in questo dossier e, paradossalmente, la maggioranza dei presenti nellaula avevano dato il via libera alla richiesta della DNA. Ma Sova non è potuto essere arrestato, in quanto, ha deciso in quella occasione il Senato, cera bisogno del voto favorevole della maggioranza dei membri della Camera. Il voto è dovuto, cosi, essere ripreso, in seguito ad una decisione della Corte Costituzionale, cui aveva mandato una segnalazione lOpposizione liberale.
Bogdan Matei, 03.06.2015, 15:53
Il Partito Nazional-liberale ha annunciato che contesterà nuovamente la decisione del Senato alla Corte Costituzionale e il senatore Sova ha affermato che desidera che il fascicolo in cui è indagato sia inviato quanto prima al Tribunale, cosicchè la situazione sia chiarita. La confusione dellopinione pubblica è, invece, cresciuta. Negli ultimi 3 anni, decine di ministri, parlamentari, presidenti di consigli provinciali, sindaci di grandi città sono giunti dietro le sbarre in fascicoli di corruzione. Tra di loro – lex premier onnipotente dei primi anni 2000, Adrian Nastase, o il più longevo e influente esponente della sinistra post-comunista, Viorel Hrebenciuc. A confronto, Sova è, politicamente parlando, insignificante, donde la stupefazione destata dalla solidarietà dei suoi colleghi.
La stampa fa delle speculazioni sul fatto che il Psd serrerebbe le fila intorno a lui per proteggere, infatti, il suo leader in carica. Avvocato di professione, ex ministro dei Trasporti nel Governo presieduto dal suo amico e collega di università, il presidente del PSD, Victor Ponta, Sova è indagato per concorso in abuso dufficio. I procuratori anticorruzione affermano che egli avrebbe incassato centinaia di migliaia di euro nel conto di una serie di acquisti presso i complessi energetici Turceni e Rovinari (nel sud-ovest), che avrebbero recato allo stato romeno danni pari ad oltre 16 milioni di euro. Parte dei soldi, scrivono i giornali, sarebbero pervenuti al premier. Ponta afferma che, infatti, nemmeno si è discusso nel Psd del voto nel caso Sova, e che ciò che succede al Senato non avrebbe più alcun legame con la giustizia, bensi sarebbe una battaglia politica.
A nome del Pnl, il primo vicepresidente Catalin Predoiu, definisce il voto nel caso Sova una vergogna nazionale, uno schiaffo ai romeni, una “dittatura del reato”. Succulenti, le sue affermazioni sarebbero state ancor più convincenti se, sempre nel Senato e sempre questanno, lex ministro liberale dellEconomia, Varujan Vosganian, accusato sempre di reati di corruzione, non fosse stato salvato, sempre dal voto dei suoi colleghi, dalla custodia cautelare richiesta dalla DNA. Dal canto suo, il presidente romeno Klaus Iohannis, accusa esplicitamente il Legislativo di perserverare nellostacolare i processi di giustizia. “Allorquando si tratta dello stato di diritto, è sempre più difficile lavorare con questo Parlamento e questa maggioranza”, conclude il capo dello stato.
(traduzione di Adina Vasile)