La crisi del calcio romeno
Bogdan Matei, 28.06.2016, 14:46
In Romania, niente desta
passioni più accese della politica e del calcio. Se nella politica però le
adesioni e le antipatie si distribuiscono tra la destra e la sinistra, tra
Maggioranza e Opposizione, tra un personaggio e l’altro, la nazionale di calcio
è percepita di tutti i romeni. E tutti sembrano condividere la convinzione di
un ex grande calciatore, Sorin Cartu, stando al quale, abbiamo la più modesta
squadra nazionale dal 1970 ad oggi, dopo che la rappresentativa romena ha
fallito la qualificazione negli ottavi di finale degli Europei in Francia.
Sconfitti, il 19 giugno, per 0-1, dall’Albania – sconfitta senza precedenti
dopo il 1948-, i calciatori romeni hanno finito all’ultimo posto nel Gruppo A
del torneo finale, con un unico punto dopo tre partite. Nelle prime due
partite, la Romania aveva perso contro la nazionale del Paese-anfitrione, per
1-2, nella partita inagurale, e aveva finito in pareggio con la Svizzera, per
1-1.
Senza idee nell’attacco, con
gaffes nella difesa e nella rete e con un CT, Anghel Iordanescu, sfasato – è
cosi’ che si è presentata la Romania agli Euro 2016, scrive il quotidiano
bucarestina Gazzetta dello Sport, prima di chiedere le dimissioni del CT e dei
presidenti della Federcalcio. Solo ad una settimana dalla sconfitta, il
presidente della Fedecalcio, Razvan Burleanu, ha annunciato che ad Iordanescu
non sarà prorogato il contratto, che scade quest’estate. Il nome del CT che si
occuperà della nazionale sarà reso noto fino alla fine degli Europei 2016 – ha
detto ancora Burleanu, in una conferenza stampa in cui ha preferito accusare
veementemente la pesante eredità lasciata dal suo predecessore, Mircea Sandu,
che si è ritirato nel 2014 dopo quasi un quarto di secolo di presidenza della
Federazione.
Un deserto o una palude
afferma Burleanu di aver ereditato da Sandu e, fino ad un punto, i commentatori
gli danno ragione, notando che il calcio romeno è profondamente corrotto e si
trova ad un passo dal fallimento sportivo e finanziario. Sia Sandu, che l’ex
presidente della Lega Professionistica di Calcio, Dumitru Dragomir, sono
protagonisti di diversi fascicoli di corruzione. Molti ex impresari, presidenti
o finanziatori di club sono già finiti dietro le sbarre. Alle prese con ingenti
debiti, le squadre agonizzano in insolvenza e molte finiscono in fallimento. Se
i loro predecessori degli anni ’90 erano titolari a Real Madrid, Barcellona, AC
Milan oppure Ajax Amsterdam, gli attuali internazionali romeni sono piuttosto
calciatori di riserva di squadre dei Balcani o del Golfo.
Tutto ciò però non è una scusa per il dilettantismo dell’attuale
direzione della Federcalcio, apparsa dal nulla, da niente raccomandata, e
insediata due anni fa, scrivono ancora i giornali, con il sostegno del mondo
politico e dell’Intelligence. Il 4 settembre già iniziano i preliminari per la
Coppa del Mondo 2018 in Russia. E, in un gruppo di cui fa parte anche Polonia,
Danimarca, Montenegro, Armenia e Kazakistan, la rappresentativa romena sembra
avere chance minime di qualificazione. (traduzione di Adina Vasile)