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La Corte Costituzione e la revisione della legge fondamentale

Il 26 maggio, i romeni si sono pronunciati a grande maggioranza a favore del divieto dell’amnistia e della grazia per i reati di corruzione, dicendo no anche ai decreti governativi adottati con la procedura d’urgenza nel campo della giustizia. In ugual misura, sono stati favorevoli all’idea che anche altre istituzioni, oltre al Difensore Civico, possano contestare la costuzionalità dei decreti menzionati. Il referendum su questi temi era stato convocato dal presidente Klaus Iohannis per fermare, tramite consultazione popolare, quello che lui ha chiamato l’assalto della coalizione governativa PSD-ALDE contro il sistema giudiziario. In seguito al referendum, le forze politiche, la maggioranza compresa, hanno presentato delle proposte di revisione della Costituzione, in grado di rispondere al desiderio dei cittadini. Ieri, la Corte Costituzionale ha dato un duro colpo ai progetti.

La Corte Costituzione e la revisione della legge fondamentale
La Corte Costituzione e la revisione della legge fondamentale

, 19.07.2019, 13:47

Il 26 maggio, i romeni si sono pronunciati a grande maggioranza a favore del divieto dell’amnistia e della grazia per i reati di corruzione, dicendo no anche ai decreti governativi adottati con la procedura d’urgenza nel campo della giustizia. In ugual misura, sono stati favorevoli all’idea che anche altre istituzioni, oltre al Difensore Civico, possano contestare la costuzionalità dei decreti menzionati. Il referendum su questi temi era stato convocato dal presidente Klaus Iohannis per fermare, tramite consultazione popolare, quello che lui ha chiamato l’assalto della coalizione governativa PSD-ALDE contro il sistema giudiziario. In seguito al referendum, le forze politiche, la maggioranza compresa, hanno presentato delle proposte di revisione della Costituzione, in grado di rispondere al desiderio dei cittadini. Ieri, la Corte Costituzionale ha dato un duro colpo ai progetti.

Anche se aveva deciso che il referendum era conforme alla legge fondamentale, la Corte ha dichiarato incostituzionali le proposte riguardanti le eccezioni dalla grazia o dall’aministia delle persone condannate per reati di corruzione, sostenendo che la misura violerebbe il principio dell’uguaglianza ed equivarrebbe ad una soppressione della dignità umana. Valutare l’opportunità delle misure di amnistia e grazia collettiva o individuale spetta rispettivamente al Parlamento e al capo dello stato, e ciò non va imposto tramite un divieto generale e valido per sempre a concederle per certi reati, hanno sottolineato i giudici costituzionali. Invece, rientrano nei limiti costituzionali le altre proposte dei progetti della maggioranza e dell’opposizione sulla revisione della legge fondamentale.

Si tratta del provvedimento in base al quale i cittadini condannati in via definitiva per reati intenzionali non potranno candidarsi alle elezioni politiche, amministrative, europee e presidenziali. Inoltre, secondo gli stessi progetti, si porrà fine all’eccesso di decreti governativi adottati con la procedura d’urgenza, che potranno essere sottoposti ad un controllo di costituzionalità dietro segnalazione del presidente della Romania, della Corte Suprema, di 50 deputati o 25 senatori, ma anche del Difensore Civico.

Dall’opposizione, i liberali hanno definito come sorprendente la decisione della Corte Costituzionale, nelle condizioni in cui – ricorda il PNL – al referendum del 26 maggio, milioni di romeni si sono espressi a favore del divieto dell’aministia e della grazia per i reati di corruzione. Il leader liberale Ludovic Orban ha ammonito la maggioranza PSD-ALDE di non tentare di approfittare in maniera politicizzante della decisione della Corte. Invece, il leader dell’ALDE, Calin Popescu Tariceanu, ha valutato che, con la decisione adottata ieri, la Corte Costituzionale ha invalidato la proposta del presidente Klaus Iohannis sul divieto dell’amnistia e della grazia per corruzione. Tariceanu ha chiesto le dimissioni immediate e incondizionate del capo dello stato, col motivo di aver attirato il popolo in un’avventura imprudente.

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