La Corte Costituzionale resetta il gioco politico in Romania
La Corte Costituzionale della Romania è un arbitro che alla classe politica non piace per niente, ma le cui decisioni sono implacabili. Lunedì, i giudici della CCR hanno constatato lesistenza di un conflitto giuridico tra il presidente Klaus Iohannis e il Parlamento, in merito alla designazione del leader liberale, Ludovic Orban, per la carica di premier. Il ricorso alla Consulta era stato inoltrato dai presidenti delle due Camere del Parlamento, entrambi all’opposizione socialdemocratica. A loro avviso, il presidente ha incaricato a formare un nuovo governo lo stesso premier sfiduciato questo mese, il che avrebbe violato la volontà del Parlamento.
Bogdan Matei, 25.02.2020, 13:02
La Corte Costituzionale della Romania è un arbitro che alla classe politica non piace per niente, ma le cui decisioni sono implacabili. Lunedì, i giudici della CCR hanno constatato lesistenza di un conflitto giuridico tra il presidente Klaus Iohannis e il Parlamento, in merito alla designazione del leader liberale, Ludovic Orban, per la carica di premier. Il ricorso alla Consulta era stato inoltrato dai presidenti delle due Camere del Parlamento, entrambi all’opposizione socialdemocratica. A loro avviso, il presidente ha incaricato a formare un nuovo governo lo stesso premier sfiduciato questo mese, il che avrebbe violato la volontà del Parlamento.
Il presidente della CCR, lex politico socialdemocratico Valer Dorneanu, ha affermato, però, che la sentenza ha un altro significato. “Non so come mai sia stata tratta la conclusione che noi, nella nostra decisione, abbiamo stabilito che il presidente non poteva designare Ludovic Orban come premier. Quello che abbiamo rimproverato, considerandolo conflitto, è che la persona designata – e non parlo di Ludovic Orban –, il candidato che è stato designato, non è stato proposto – almeno così risulta dagli sviluppi degli avvenimenti – per formare un governo, bensì per essere bocciato, come dichiara lui stesso, ha detto Dorneanu.
I liberali, favoriti nei sondaggi, auspicavano la bocciatura di due governi nel giro di 60 giorni, di modo che il Parlamento sia sciolto e possano essere convocate elezioni anticipate. Sostenitore dichiarato di questo scenario, il presidente Klaus Iohannis ha precisato che non intende commentare la decisione della Corte ed ha criticato con veemenza ciò che la stampa definisce lanti-gioco praticato dal PSD. “La soluzione più legittima è il ritorno al voto dei cittadini il prima possibile e la creazione di una nuova maggioranza parlamentare che possa sostenere un governo stabile. Non possiamo andare avanti con situazioni di blocco perpetuo, con governi rimossi ogni trimestre. Notiamo che il PSD ha paura di tornare di fronte al popolo e, sebbene per tre anni abbia fallito nellatto di governo, adesso desidera impedire di fare il loro lavoro anche a coloro che hanno dimostrato di volere e di sapere che cosa bisogna fare in Romania, ha dichiarato il presidente Klaus Iohannis.
Il capo dello stato ammette che le chance che siano organizzate elezioni anticipate sono diminuite adesso sotto il 50%. Stando agli esperti, il 21 giugno sarebbe lultimo giorno in cui si potessero organizzare elezioni anticipate, perché poi seguiranno gli ultimi sei mesi di mandato dellattuale Parlamento, periodo in cui non può più essere sciolto. Nei tre decenni di democrazia post-comunista, per quanto instabile fosse stata la scena politica, non si è mai arrivati alle anticipate. Stando ai commentatori, anche stavolta a vincere sarà la paura di alcuni partiti parlamentari di non superare più la soglia elettorale del 5% e di molti deputati e senatori preoccupati di non poter più vincere un nuovo mandato e i privilegi che ne derivano.