La Commissione di Venezia e le elezioni in Romania
Il potere della Corte Costituzionale di invalidare le elezioni dovrebbe essere chiaramente regolamentato, afferma la Commissione di Venezia.
Bogdan Matei, 28.01.2025, 11:16
La crisi politica senza precedenti a Bucarest non ha esaurito i suoi echi esterni. L’autorevole Commissione di Venezia ha pubblicato il suo rapporto sull’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania da parte della Corte Costituzionale (CCR), alla fine dello scorso anno. Le raccomandazioni mostrano che tale decisione non dovrebbe basarsi esclusivamente su informazioni classificate, che non garantiscono la necessaria trasparenza, ma indicare con precisione le violazioni e le prove. Inoltre, il potere della Corte Costituzionale di invalidare le elezioni dovrebbe essere limitato a circostanze eccezionali e chiaramente regolamentato.
Gli esperti indipendenti di diritto costituzionale sostengono, inoltre, che è particolarmente difficile portare delle prove per le violazioni della legge attraverso campagne online e social media. Infine, la Commissione di Venezia declina la propria competenza a pronunciarsi sulla decisione della CCR di annullare le elezioni presidenziali. A Bucarest, le opposizioni parlamentari AUR, USR, POT (Partito della Gente Giovane) hanno reagito immediatamente, affermando che, di fatto, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa conferma che la decisione della Corte è stata illegale e abusiva.
Tudorel Toader, ex ministro della Giustizia in un Esecutivo PSD (anche oggi al governo, insieme a PNL e UDMR), afferma tuttavia che gli esperti di Venezia hanno solo emesso pareri, non decisioni, e i loro suggerimenti non sono vincolanti. Tudorel Toader ammette tuttavia che, di norma, i paesi membri dell’Unione Europea adottano le indicazioni ricevute per rispettare gli standard dello stato di diritto.
Organizzato alla scadenza il 24 novembre 2024, il primo turno delle elezioni presidenziali è stato inizialmente convalidato dalla CCR. Successivamente, sulla base dei documenti forniti dal Consiglio Supremo di Difesa del Paese, la stessa Corte ha invocato l’ingerenza di un cosiddetto attore statale e ha deciso di annullare l’intero processo elettorale per l’elezione del presidente. Il ballottaggio, previsto per l’8 dicembre, avrebbe dovuto essere conteso dal nazionalista indipendente Călin Georgescu, accusato di legami o almeno affinità con la Russia putinista, e dalla leader dell’USR, la filoeuropea Elena Lasconi.
All’estero, dove i seggi per la tornata decisiva erano stati aperti il 6 dicembre, decine di migliaia di romeni avevano già votato quando la CCR ha deciso di invalidare le elezioni. I costi di queste elezioni invalidate ammonterebbero a quasi 1,4 miliardi di lei (l’equivalente di circa 280 milioni di euro), in un paese in cui, notano i commentatori, il Governo ha appena adottato misure severe per limitare la spesa pubblica, provocando veementi proteste sindacali.
Il 21 dicembre, al presidente in carica Klaus Iohannis sarebbe dovuto scadere il secondo e ultimo mandato quinquennale consentito dalla Costituzione, ma è stato prorogato fino all’elezione di un nuovo capo dello stato, che sia convalidata dalla CCR. Le nuove elezioni presidenziali sono previste per il mese di maggio: il primo turno si terrà il 4 e quello decisivo il 18. Intanto, notano le ricerche sociologiche, la fiducia dei romeni nelle istituzioni interne e nei personaggi che le popolano ha raggiunto i livelli più bassi.