La Brexit e i romeni della Gran Bretagna
In Spagna esistono macchine automatiche che raccolgono le fragole, negli USA, le mele vengono aspirate dagli alberi. I robot cominciano a fare sempre più lavori in tutto il mondo, e un esponente di Londra citato dalla pubblicazione The Guardian suggeriva, di recente, che migliaia di lavoratori est-europei che lavorano attualmente in Gran Bretagna potrebbero essere sostituiti dalle macchine dopo la Brexit.
Roxana Vasile, 28.02.2017, 13:30
L’ex premier John Major raccomanda all’attuale capo del Governo, Theresa May, un approccio con più “fascino” e meno “retorica”, se vuole un accordo vantaggioso post-Brexit. Altri politici britannici ammoniscono il proprio Esecutivo! Più precisamente, vogliono che i lavoratori dell’UE non siano utilizzati come mezzo di negoziazione con Bruxelles. Siccome i lavoratori europei rappresentano, ad esempio, il “sangue” di Londra, bisogna garantire loro il diritto di restare nel Regno Unito anche dopo la Brexit — affermano i rispettivi politici.
Circa 600.000 dipendenti sui 5 milioni di abitanti della metropoli, cioè sul 13%, provengono da altri Paesi europei, costruiscono case, fanno i badanti, lavorano nel settore dell’alimentazione e in quello alberghiero. In altre parole, nel caso di negoziati difettosi, settori come il turismo, l’edilizia e la sanità rischiano di essere spinte all’ingiù, proprio perché si basano su lavoratori dell’UE. Tra questi, anche numerosi romeni. Bucarest vuole assicurarsi che i loro diritti saranno rispettati dopo la Brexit — afferma il senatore socialdemocratico, Gabriela Creţu, presidente della Commissione per gli Affari Europei. Lei precisa che nel Parlamento romeno sono stati stabiliti limiti chiari di accettazione di certi cambiamenti di atteggiamento e trattamento, ma che i negoziati con Londra vanno portati vanti dall’intero blocco comunitario.
Gabriela Creţu: “Come facciamo a mantenere la selezione di coloro che ci servono, con studi che coprono certi deficit sul nostro mercato del lavoro e come fare per limitare l’accesso degli altri? La differenza è che, mentre il Paese era membro dell’UE, tramite i trattati doveva riconoscere gli stessi diritti a tutti, i diritti politici inclusi. Abbiamo la maggiore capacità di negoziazione se a negoziare siamo tutti e 27.” Dal canto suo, l’eurodeputato liberale Theodor Stolojan nota che il mercato del lavoro del Regno Unito ha e avrà bisogno di manodopera dai Paesi europei anche dopo la Brexit: “La Gran Bretagna ha bisogno di manodopera. La Gran Bretagna ha circa 1,2 milioni di britannici che lavorano negli altri Paesi dell’UE, mentre a suo turno ospita circa 3,5 milioni di cittadini degli altri stati membri dell’UE.”
Per concludere, nell’ambito dei futuri negoziati per l’uscita della Gran Bretagna dal blocco comunitario, la Romania è molto attenta alla libera circolazione dei cittadini e alla situazione dei romeni della Gran Bretagna. Normalmente chi lavora ha un contratto e non deve preoccuparsi troppo, però sicuramente ci saranno problemi per chi gode di assistenza sociale. Però, è ancora poco chiara situazione degli studenti. (tr. G.P.)