La Banca Centrale e la politica monetaria
Il 2019 è iniziato con grandi sconvolgimenti sul mercato valutario romeno. La moneta nazionale, il leu, ha superato i propri record negativi, arrivando, giorno dopo giorno, a nuovi minimi storici in rapporto alla moneta europea. Quotato a 4,66 lei nei primi giorni dell’anno, l’euro ha superato, alla metà dello scorso mese, la soglia psicologica di 4,7 lei. La moneta nazionale si è deprezzata anche in rapporto al dollaro americano e al franco svizzero.
Bogdan Matei, 08.02.2019, 14:45
Il 2019 è iniziato con grandi sconvolgimenti sul mercato valutario romeno. La moneta nazionale, il leu, ha superato i propri record negativi, arrivando, giorno dopo giorno, a nuovi minimi storici in rapporto alla moneta europea. Quotato a 4,66 lei nei primi giorni dell’anno, l’euro ha superato, alla metà dello scorso mese, la soglia psicologica di 4,7 lei. La moneta nazionale si è deprezzata anche in rapporto al dollaro americano e al franco svizzero.
Sempre a gennaio, il ROBOR – il principale indice in base al quale vengono calcolati gli interessi per i crediti in lei — si è avvicinato al 3%, aggravando ancora di più la situazione dei romeni con crediti in banca. Le turbolenze si sono propagate anche sulla scena politica. Il principale partito della coalizione governativa, il PSD, ha intimato la Banca Centrale ad intervenire sul mercato per salvare il leu, sacrificando le sue riserve di quasi 37 miliardi di euro.
Tra i membri dell’ALDE, partner junior dei socialdemocratici, sono sempre più numerose le accuse contro il governatore della Banca Centrale, Mugur Isărescu, accusato di tollerare presunte azioni onerose delle banche commerciali per stabilire il ROBOR. D’altra parte, secondo i dati della Banca Centrale, la massa monetaria è aumentata di quasi il 9% a dicembre 2018, rispetto allo stesso mese del precedente anno, il che ha contribuito al deprezzamento del leu.
Adrian Vasilescu, consulente per la strategia presso la Banca Centrale, aveva affermato che le evoluzioni sul mercato valutario sono piuttosto psicologiche e che l’intervento della Banca Centrale può essere preso in considerazione solo se il deprezzamento supera il 4 o il 5%. Giovedì, la Banca Centrale ha annunciato di mantenere il tasso dell’interesse di riferimento al 2,5% all’anno e i livelli attuali delle rate delle riserve minime obbligatorie applicabili ai passivi in lei e in valuta delle istituzioni di credito.
Dopo la riunione del Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale, il governatore ha affermato che anticipa una continuazione della tendenza di calo inflazionistico, seguita da una nuova crescita, fino a circa il 3,5%.
Mugur Isărescu: Il nuovo scenario delle previsioni riconferma la prospettiva di continuazione del tasso inflazionistico annuo nei prossimi tre trimestri con valori addirittura leggermente inferiori a quelli anticipati in precedenza, seguita dal suo aumento e mantenimento leggermente sotto il limite superiore dell’intervallo del target fino alla fine del periodo di previsione. Le incertezze e i rischi associati alla prospettiva inflazionistica sono legati alla nuova serie di misure fiscali e di bilancio entrate in vigore il 1° gennaio, nonché alla mancata ultimazione della bozza della finanziaria e implicitamente della futura condotta della politica fiscale e sui redditi.”
Il Governatore ha inoltre affermato che sia il mercato monetario, che quello valutario funzionano molto bene ed ha dato assicurazioni che non esistono indizi di alcuna intesa anticoncorrenziale tra le banche per stabilire il ROBOR.