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La Banca Centrale aumenta i costi dei crediti

L’informazione resa pubblica stamattina dall’Istituto Nazionale di Statistica potrebbe dare brividi ai romeni — il tasso inflazionistico annuo è salito al 13,76% ad aprile di quest’anno, dal 10,15% a marzo, nel contesto in cui le merci non alimentari hanno registrato rincari di oltre il 16%, i generi alimentari del 13,5% e i servizi di oltre il 7%. I rincari si avvertono non da un mese all’altro, ma da un giorno all’altro. Ci sono già prodotti che nemmeno le persone con redditi medi si permettono di acquistare, oppure ci pensano due volte prima di farlo. Se, in precedenza, per la fine del secondo trimestre del 2022, la Banca Centrale anticipava un’inflazione dell’11,2%, per il terzo trimestre — del 10,2% e del 9,6% per la fine del IV trimestre, adesso la Banca Centrale prevede fino all’estate un aumento molto maggiore di quanto anticipato e un calo sotto il 10% solo a cominciare dalla seconda metà dell’anno prossimo.



Di conseguenza, per controbilanciare quest’inflazione galoppante, ieri, la Banca Centrale ha deciso di aumentare il tasso d’interesse di riferimento dal 3% al 3,75%. È la più consistente crescita da quando è iniziata la serie delle decisioni del genere, lo scorso autunno. Il tasso d’interesse di riferimento è l’indice in base al quale vengono stabiliti sia gli interessi dei mutui, che quelli dei prestiti tra le banche. Lo scopo dell’aumento è di scoraggiare la presa di prestiti, far calare il consumo e, di conseguenza, diminuire l’inflazione senza precedenti nell’ultimo decennio.



Dopo l’annuncio della Banca Centrale della Romania, ci si aspetta che le banche commerciali aumentino gli interessi interbancari per i prestiti, nonché il ROBOR, l’indice in base al quale viene calcolata la maggior parte dei crediti della popolazione contratti prima del maggio 2019, ma anche i costi dei prestiti bancari per le compagnie. I depositi bancari saranno bonificati con interessi superiori al livello inflazionistico.



Le cause dell’attuale situazione sono molteplici e sono amplificate dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni imposte alla Russia — afferma la Banca Centrale della Romania. Gli effetti si vedono nel potere d’acquisto e nella fiducia dei consumatori, ma anche nell’attività, i profitti e i piani d’investimenti delle compagnie. In più, nel caso delle economie dei Paesi confinanti con l’Ucraina, come la Romania, vengono percepiti certi rischi, il che ha un impatto negativo sui costi di finanziamento. D’altronde, tutti i Paesi che confinano con l’Ucraina sono arrivati, ora, a prendere prestiti pagando interessi di oltre il 7%. Nell’opinione del pubblico di Bucarest, si impone una discussione a livello di governo, di famiglie politiche europee e con la Commissione Europea in merito ai Paesi che hanno frontiere comuni con l’Ucraina, nel cui caso le banche ritengono che ci siano maggiori rischi per la concessione di prestiti.

La Banca Centrale aumenta i costi dei crediti
La Banca Centrale aumenta i costi dei crediti

, 11.05.2022, 13:09

L’informazione resa pubblica stamattina dall’Istituto Nazionale di Statistica potrebbe dare brividi ai romeni — il tasso inflazionistico annuo è salito al 13,76% ad aprile di quest’anno, dal 10,15% a marzo, nel contesto in cui le merci non alimentari hanno registrato rincari di oltre il 16%, i generi alimentari del 13,5% e i servizi di oltre il 7%. I rincari si avvertono non da un mese all’altro, ma da un giorno all’altro. Ci sono già prodotti che nemmeno le persone con redditi medi si permettono di acquistare, oppure ci pensano due volte prima di farlo. Se, in precedenza, per la fine del secondo trimestre del 2022, la Banca Centrale anticipava un’inflazione dell’11,2%, per il terzo trimestre — del 10,2% e del 9,6% per la fine del IV trimestre, adesso la Banca Centrale prevede fino all’estate un aumento molto maggiore di quanto anticipato e un calo sotto il 10% solo a cominciare dalla seconda metà dell’anno prossimo.



Di conseguenza, per controbilanciare quest’inflazione galoppante, ieri, la Banca Centrale ha deciso di aumentare il tasso d’interesse di riferimento dal 3% al 3,75%. È la più consistente crescita da quando è iniziata la serie delle decisioni del genere, lo scorso autunno. Il tasso d’interesse di riferimento è l’indice in base al quale vengono stabiliti sia gli interessi dei mutui, che quelli dei prestiti tra le banche. Lo scopo dell’aumento è di scoraggiare la presa di prestiti, far calare il consumo e, di conseguenza, diminuire l’inflazione senza precedenti nell’ultimo decennio.



Dopo l’annuncio della Banca Centrale della Romania, ci si aspetta che le banche commerciali aumentino gli interessi interbancari per i prestiti, nonché il ROBOR, l’indice in base al quale viene calcolata la maggior parte dei crediti della popolazione contratti prima del maggio 2019, ma anche i costi dei prestiti bancari per le compagnie. I depositi bancari saranno bonificati con interessi superiori al livello inflazionistico.



Le cause dell’attuale situazione sono molteplici e sono amplificate dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni imposte alla Russia — afferma la Banca Centrale della Romania. Gli effetti si vedono nel potere d’acquisto e nella fiducia dei consumatori, ma anche nell’attività, i profitti e i piani d’investimenti delle compagnie. In più, nel caso delle economie dei Paesi confinanti con l’Ucraina, come la Romania, vengono percepiti certi rischi, il che ha un impatto negativo sui costi di finanziamento. D’altronde, tutti i Paesi che confinano con l’Ucraina sono arrivati, ora, a prendere prestiti pagando interessi di oltre il 7%. Nell’opinione del pubblico di Bucarest, si impone una discussione a livello di governo, di famiglie politiche europee e con la Commissione Europea in merito ai Paesi che hanno frontiere comuni con l’Ucraina, nel cui caso le banche ritengono che ci siano maggiori rischi per la concessione di prestiti.

Foto: PIX1861 / pixabay.com
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