Istruzione: Romania, cambiamenti nella struttura dell’anno scolastico
Trascurato per anni, come il sistema sanitario, anche il settore dell’istruzione romeno è stato gravemente intaccato dalla pandemia di Covid-19. Vittima del sottofinanziamento e della mancanza di visione di alcuni dei ministri che si sono succeduti lungo il tempo, l’istruzione è stata una delle Cenerentole del sistema pubblico. Il nuovo coronavirus non ha fatto altro che acutizzare i problemi che la scuola romena già aveva. A differenza di altri stati europei, la Romania ha preferito tenere a casa i ragazzi per quasi un anno, favorendo la didattica online, che gli alunni, gli insegnanti e i genitori hanno scoperto solo con quest’occasione e con le inerenti sincopi. Molti hanno tirato segnali d’allarme affermando che le lezioni esclusivamente online sono faticose, inefficaci e insostenibili a lungo termine. La situazione è stata peggiore negli ambienti svantaggiati, in cui numerosi allievi non hanno avuto accesso per niente all’istruzione, per il semplice fatto che non avevano portatili o iPad e nemmeno connessione internet.
Roxana Vasile, 24.03.2021, 12:17
Trascurato per anni, come il sistema sanitario, anche il settore dell’istruzione romeno è stato gravemente intaccato dalla pandemia di Covid-19. Vittima del sottofinanziamento e della mancanza di visione di alcuni dei ministri che si sono succeduti lungo il tempo, l’istruzione è stata una delle Cenerentole del sistema pubblico. Il nuovo coronavirus non ha fatto altro che acutizzare i problemi che la scuola romena già aveva. A differenza di altri stati europei, la Romania ha preferito tenere a casa i ragazzi per quasi un anno, favorendo la didattica online, che gli alunni, gli insegnanti e i genitori hanno scoperto solo con quest’occasione e con le inerenti sincopi. Molti hanno tirato segnali d’allarme affermando che le lezioni esclusivamente online sono faticose, inefficaci e insostenibili a lungo termine. La situazione è stata peggiore negli ambienti svantaggiati, in cui numerosi allievi non hanno avuto accesso per niente all’istruzione, per il semplice fatto che non avevano portatili o iPad e nemmeno connessione internet.
Mentre la sua predecessora, Monica Anisie, ha favorito la didattica online, l’attuale ministro dell’Istruzione ha un’opinione diversa: in una recente intervista a Radio Romania, Sorin Cîmpeanu ammetteva che il sistema d’insegnamento romeno non è preparato per molti aspetti a funzionare interamente nello spazio virtuale e sosteneva che le scuole dovrebbero essere le ultime a chiudere, e solo se la situazione epidemiologica lo richiederà. «La scuola è un elemento fondamentale. L’assenza dalle aule genera molte carenze a tutti i livelli» – affermava Sorin Cîmpeanu nell’intervista.
Riaperte l’8 febbraio, dopo quasi un anno di attività a distanza, le scuole rischiano di essere chiuse di nuovo nel contesto della terza ondata della pandemia. Per evitare uno scenario del genere, il ministro Cîmpeanu ha proposto che le vacanze di primavera siano prorogate per includere sia la Pasqua cattolica che quella ortodossa. Gli alunni romeni resteranno a casa per un mese, dal 2 aprile al 4 maggio e, in questo modo, diminuiranno gli spostamenti in un periodo in cui gli specialisti anticipano un nuovo picco dei contagi. Per gli alunni, eccezion fatta per quelli degli anni terminali, il secondo semestre terminerà più tardi, il 2 luglio anziché il 18 giugno. Gli esami nazionali, di passaggio dal ginnasio al liceo, saranno rinviati al periodo compreso tra il 5 e l’8 luglio. Invece, l’esame di maturità si svolgerà alla data stabilita, con le prove scritte in presenza, tra il 28 giugno e il 1 luglio, mentre gli esami di ammissione nelle università avranno luogo d’estate, come sempre. Le scuole resteranno aperte anche nelle località in cui l’incidenza dei contagi da Covid-19 supera 6 su ogni mille abitanti, mentre il passaggio alla didattica online avrà luogo solo dopo che nelle rispettive zone sarà istituita la quarantena.