Il re di Romania
Arrivato a 94 anni e diagnosticato con due forme di cancro, Re Michele, ha subito di recente un intervento chirurgico e sta ricevendo delle cure complesse e impegnative. Egli ha affidato alla Principessa Margherita, custode della Corona, la missione di portare a compimento i suoi progetti. Il re ha scritto anche un messaggio di commiato che è stato letto dal capo della Casa Reale, Andrew Popper: Nelle ultime settimane ho ricevuto la notizia di una grave diagnosi. Questa situazione giunge nell’anno in cui la famiglia e il Paese celebrano 150 anni dalla fondazione della dinastia e dello stato romeno moderno. Sono certo che mia figlia, Margherita, custode della Corona, troverà la saggezza e la forza di rappresentarmi e di portare a compimento tutte le mie azioni pubbliche. Ho chiesto al Consiglio Reale di continuare la sua missione e di presentare i suoi consigli al custode della corona. Michele, Re, 1 marzo 2016.
Bogdan Matei, 03.03.2016, 17:48
Si conclude così un capitolo, allo stesso tempo eroico e tragico, della storia della Romania. A 19 anni, appena superata l’adolescenza, Michele I è salito al trono nel 1940, dopo l’abdicazione del suo impopolare padre, Carlo II. Considerato immaturo e facile da manipolare dall’uomo forte dell’epoca, il maresciallo Ion Antonescu, colui che aveva collocato la Romania sull’orbita della Germania nazista, il Re è rimasto a lungo in secondo piano. Però il 23 agosto 1944, quando la fine della seconda guerra mondiale era diventata prevedibile, il giovane Sovrano ha avuto il coraggio di far arrestare Antonescu, ritirare il Paese dall’alleanza con Hitler e affiancarlo agli alleati tradizionali, gli anglo-americani. Secondo gli storici, la svolta messa in atto da Bucarest ha accorciato la guerra di almeno sei mesi, salvando centinaia di migliaia di vite umane. Alla Romania e al suo Re è stato però negato il diritto di annoverarsi fra i vincitori. Il 30 dicembre 1947, quando il Paese era praticamente sotto occupazione militare sovietica ed aveva a capo un governo comunista marionetta, il Re è stato costretto ad abdicare e ad andare in esilio. Per decine di anni ha potuto rivolgersi al suo popolo, rimasto dietro la Cortina di Ferro, solo tramite messaggio trasmessi alla radio. Segnato dai preconcetti ideologici inculcati lungo i decenni di dittatura, il potere di sinistra insediato dopo la Rivoluzione anticomunista del 1989 ha proibito per anni al Re di rientrare in Patria. Solo nel 1997, il Governo dominato da democristiani gli ha facilitato il rimpatrio, gli ha restituito la cittadinanza romena, ritirata dai comunisti e gli ha restituito una parte delle proprietà. Il re si è messo di nuovo, incondizionatamente, al servizio del proprio Paese. Ha promosso l’integrazione della Romania nella NATO e nell’Unione Europea, la democratizzazione e la decomunistizzazione delle istituzioni, si è impegnato in programmi di beneficienza e di mecenate ed è diventato così una delle più rispettate e amate personalità pubbliche.
Il presidente Klaus Iohannis ha espresso la speranza che il Re abbia il potere di superare questi momenti difficili e che la famiglia reale continui ad essere anche in futuro lo stesso punto di riferimento speciale di speranza e solidarietà. Dal canto suo, il premier Dacian Cioloş ha ricordato che Sua Maestà ha regalato al suo popolo, lungo i decenni, amore, speranza e sostegno. (traduzione di Octavian Cordos)