Il presidente romeno, in Israele
Anche se si trovano a migliaia di chilometri dal centro del conflitto, i romeni hanno sempre mostrato un interesse speciale per la situazione nel Medio Oriente. La sensibilità religiosa di un popolo a maggioranza ortodossa ha alimentato un fascino permanente per ciò che gli scritti religiosi chiamano la Terra Santa. Centinaia di migliaia di cittadini israeliani oriundi della Romania sono il ponte più solido fra i due Paesi. Inoltre le decine di migliaia di giovani arabi, di cui numerosi palestinesi, che hanno studiato presso le università della Romania post bellica hanno alimentato la preoccupazione di molti romeni per gli sviluppi nella regione.
Bogdan Matei, 08.03.2016, 17:03
Anche se si trovano a migliaia di chilometri dal centro del conflitto, i romeni hanno sempre mostrato un interesse speciale per la situazione nel Medio Oriente. La sensibilità religiosa di un popolo a maggioranza ortodossa ha alimentato un fascino permanente per ciò che gli scritti religiosi chiamano la Terra Santa. Centinaia di migliaia di cittadini israeliani oriundi della Romania sono il ponte più solido fra i due Paesi. Inoltre le decine di migliaia di giovani arabi, di cui numerosi palestinesi, che hanno studiato presso le università della Romania post bellica hanno alimentato la preoccupazione di molti romeni per gli sviluppi nella regione.
A tutto ciò si è aggiunta linaspettata opzione del 1967 di Bucarest, lunica capitale dietro la Cortina di Ferro che, ignorando gli ordini dati da Mosca, ha rifiutato di interrompere i rapporti diplomatici con Israele. Al di là delle ambizioni del dittatore comunista Nicolae Ceauşescu, che mentre tormentava il suo popolo, stava mediando tra gli israeliani e i palestinesi perché aspirava al Nobel alla Pace, è un fatto evidente che la Romania è rimasta sempre un interlocutrice credibile per entrambe le parti.
Daltronde, dopo la caduta del regime di Ceauşescu, tutti i presidente post-comunisti, Ion Iliescu, Emil Constantinescu e Traian Băsescu, si sono affiancati agli sforzi di pace nellOriente della comunità internazionale, sono andati nella regione e si sono incontrati con i leader di Tel Aviv e Ramallah. Questa settimana, è toccato allattuale capo dello stato romeno, Klaus Iohannis, di discutere con i leader israeliani e palestinesi. A Gerusalemme, egli ha detto al suo omologo Reuven Rivlin che la Romania presta particolare attenzione ai rapporti con Israele e che la sua visita è volta a onorare i 68 anni di rapporti diplomatici ininterrotti e soprattutto a progettare il futuro della cooperazione bilaterale.
I due stati hanno un ottimo dialogo su temi legati allattualità internazionale, ha aggiunto lui, affermando che, per garantire la sicurezza di Israele, non ci possono essere compromessi.
“La lotta al terrorismo è un impegno fermo dellagenda politica estera della Romania. Qualsiasi cooperazione con Israele nella lotta al terrorismo sarà un contributo comune al raggiungimento del principale obiettivo, quello di garantire la pace e il benessere nel mondo”, ha affermato Klaus Iohannis.
Il presidente Rivlin ha salutato, dal canto suo, il fatto che la Romania abbia mantenuto con Israele degli ottimi rapporti, che per decenni si sono ritrovati nel commercio, nella scienza e delleconomia.
“Apprezzo il vostro sostegno espresso più volte nei confronti di Israele e nello sviluppo di vasti rapporti con il nostro Paese. Stiamo già cooperando in settori legati alla strategia e alla difesa. Israele è interessato e sarà contento di sviluppare le collaborazioni nei settori cibernetica, agricoltura, salute, industria e sviluppo”, ha dichiarato Reuven Rivlin.
Secondo gli inviati di Radio Romania, anche il premier Benjamin Netanyahu ha parlato dei rapporti umani e culturali tra i due Paesi ed ha ricordato gli investimenti importanti fatti in Romania da imprenditori israeliani. (traduzione di Gabriela Petre)