Il premier rinuncia alla guida del PSD
Dopo circa 5 anni e mezzo alla guida del più grande partito di Romania, Victor Ponta ha scelto di rinunciare a qualsiasi carica nel PSD fino al momento – ha precisato lui in un post su internet – in cui dimostrerà l’innocenza dalle accuse di corruzione mosse dalla DNA. Il premier è attualmente sotto inchiesta penale in un dossier su sospetti di falsità in documenti, complicità in evasione e riciclaggio di denaro, fatti che avrebbe commesso in veste di avvocato e che riguardano un fascicolo in cui accusato principale è il suo collega di partito, il senatore Dan Sova. Ponta dice ancora nel messaggio che anche altri membri PSD hanno rinunciato temporaneamente alle cariche politiche per chiarire la propria situazione giuridica, e lui non può chiedere ad altri di fare un sacrificio che lui non sarebbe disposto ad assumersi a sua volta.
Ştefan Stoica, 13.07.2015, 13:23
E’ il suo primo passo indietro dopo il momento delle elezioni presidenziali, quando è cominciato praticamente il declino di uno dei più promettenti giovani leader politici autoctoni. Il fallimento clamoroso nella competizione per la massima carica, provocato dal grave errore tattico di trattare l’elettorato della diaspora con un disprezzo non permesso, come lo hanno definito i commentatori, hanno fragilizzato la sua posizione nel partito. Eppure, nonostate la tradizione del PSD che dice che il leader perdente alle presidenziali resta anche senza partito, Victor Ponta è riuscito miracolosamente a calmare lo slancio delle contestazioni nel PSD e mantenersi alla guida.
Una prima assoluta nella storia del PSD seguita però di recente da un’altra, triste per la Romania, avendo come protagonista sempre Ponta. Questi diventa il primo capo di governo in carica contro il quale i procuratori avviano l’inchiesta penale. Il presidente Klaus Iohannis e l’opposizione di destra gli hanno chiesto le dimissioni per non danneggiare l’immagione di un paese in pieno sforzo di convincere i partner occidentali che la lotta alla corruzione non è una di facciata. Ponta rifiuta e tenta di schivarsi in maniera non ispirata, che fragilizza una volta in più la sua posizione politica. Esattamente nel giorno in cui doveva essere ascoltato alla Direzione Anticorruzione, lui va in Turchia per operarsi al ginocchio. Ritorna dopo quasi un mese, periodo in cui la coalizione formata attorno al PSD soffre anche una prima seria disfunzione: il voto favorevole dell’UNPR concesso a Mihai Razvan Ungureanu, la proposta della presidenza alla guida del Servizio Informazioni Esterne.
Dopo l’annuncio di rinunciare alla guida del PSD, il PNL ha chiesto di nuovo a Ponta di andarsene anche dal governo. Victor Ponta capisce che rimanere nella carica di presidente PSD crea dei problemi di immagine al partito, logicamente dovrebbe capire che sia per il Governo che per la Romania i danni sono ancora maggiori, ha dichiarato la copersidente liberale Alina Gorghiu. Uno scioglimento della storia come auspicato dai liberali non è escluso, persino a breve termine. Senza essere più leader nel PSD, Victor Ponta rischia danni notevoli al capitolo autorità e nel governo, ma soprattutto all’interno di una coalizione che sembra lontana dall’armonia iniziale e che potrebbe entrare presto in regime di avaria.