Il premier Cioloş, considerazioni sulla situazione dei migranti
Questione ricorrente, rimasta finora senza soluzioni fattibili, il dramma delle decine di milioni di migranti del mondo è stata analizzata a lungo anche al vertice dell’ONU di New York.
Bogdan Matei, 21.09.2016, 14:39
Arrivato quasi alla fine del suo mandato, il leader della Casa Bianca, Barack Obama, ha affermato che l’umanità si confronta con una crisi di proporzioni mai viste ed ha esortato i leader mondiali ad immaginarsi come sarebbe se, ad avere la sorte dei rifugiati, fossero le loro famiglie. Obama si congratula con gli stati partecipanti al vertice che si sono impegnati ad accogliere 360 mila rifugiati quest’anno, un numero quasi doppio rispetto a quello del 2015, e insiste che gli stati ricchi dovrebbero fare di più per aiutare coloro che cercano di sfuggire ai conflitti.
A nome della Romania, il premier Dacian Cioloş ha affermato all’ONU che il mondo possiede i mezzi necessari per far fronte alla crisi dei rifugiati. Bucarest, precisa Cioloş, accetta pienamente la responsabilità comune di gestire il grande afflusso di profughi e dispone anche di risorse e politiche per appoggiare gli sforzi della comunità internazionale.
Dacian Cioloş: “Anzi, la Romania ha concesso aiuti umanitari bilaterali agli stati colpiti: Turchia, Giordania, Libano, Iraq ed Afghanistan. In stretta cooperazione con le agenzie umanitarie internazionali, la Romania offre ai rifugiati la chance di una nuova vita, offrendo loro un alloggio temporaneo nel Centro di transito d’urgenza di Timişoara.”
Il premier Cioloş, citato dall’inviata di Radio Romania, aggiunge che, oltre al sostegno umanitario, educativo e sul mercato del lavoro, le autorità offrono a tutti i bambini dei cittadini stranieri tutelati gli stessi diritti all’istruzione che hanno anche i bambini romeni. Egli ha inoltre spiegato che la Romania ha sostenuto, quale stato membro dell’UE, il processo di trasferimento e redistribuzione dei rifugiati su basi di volontariato.
Come la maggior parte degli stati del centro e dell’est del continente, la Romania è stata in permanenza reticente per quanto riguarda le cosiddette quote obbligatorie di immigrati che gli stati dell’Unione avrebbero dovuto ospitare. L’Ungheria o la Romania, la Bulgaria o la Slovacchia non hanno esperienza nella gestione di simili sfide. A differenza di molti stati dell’Europa occidentale, questi Paesi non hanno mai avuto né imperi coloniali, da dove arrivassero migranti verso la metropoli, né un tenore di vita che attirasse milioni di extra-comunitari e neanche numerose comunità alogene di fede musulmana.
Come a Budapest, a Varsavia, le autorità di Bucarest hanno insistito per le quote volontarie di profughi da accogliere e si sono dette costantemente contrarie alle quote obbligatorie. Non parliamo di cifre, ma di persone — sottolineava, già un anno fa, il presidente Klaus Iohannis, contrario a ciò che ha chiamato “quote calcolate in modo molto burocratico e contabile senza consultare gli stati membri”. (tr. G.P.)