Il FMI e il problema della corruzione
Valentin Țigău, 18.04.2016, 15:29
I ministri delle finanze del G 20, il gruppo delle più importanti economie del mondo, riunitisi alla fine della scorsa settimana nella capitale degli USA per gli incontri di primavera del FMI e della BM, hanno fatto fronte comune nello scandalo Panama Papers.
Per la prima volta a questo livello e con una simile unanimità, è stato ribadito che solo rendendo trasparenti le finanze internazionali si può impedire l’uso dei paradisi fiscali per atti di corruzione, evasione fiscale, finanziamento del terrorismo o riciclaggio di denaro.
Ricordiamo che un’indagine realizzata da circa un centinaio di pubblicazioni di tutto il mondo ha portato alla luce l’esistenza nei paradisi fiscali di conti appartenenti a responsabili politici o a personalità. Tali documenti sono stati definiti i Panama Papers. Assumendo una posizione in questo scandalo, i Paesi del G 20 hanno chiesto che sia eliminata la segretezza delle compagnie off-shore e che sia stata stabilita una lista nera dei paradisi fiscali. Essi hanno chiesto al Forum Mondiale per la Trasparenza dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico di prendere – entro ottobre – misure che permettano agli stati un migliore accesso alle informazioni sulle persone che si nascondono dietro compagnie – paravento con sede nei paradisi fiscali.
L’iniziativa è stata salutata dal direttore generale del FMI, Christine Lagarde, la quale ha dichiarato che sforzi a livello internazionale per contrastare l’evasione fiscale esistono da molti anni, ma ora bisogna sfruttare il momento adatto e stabilire regole chiare a livello globale: Il punto è, ha detto Lagarde, che tutti i Paesi devono partecipare ad un simile sistema di regole di trasparenza, perché se esistono piccole sviste nel sistema, allora vari cervelli creativi troveranno i mezzi per sfruttare queste sviste.
Le organizzazioni non-governative e la stampa affermano che le somme nascoste nei paradisi fiscali nel periodo 2008-2014, siano superiori ai PIL di Spagna, Russia e Corea del Sud, messi insieme.
Anche in Romania, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di verificare ufficialmente le informazioni apparse in merito ai cittadini romeni i cui nomi appaiono nello scandalo Panama Papers. Sono state impiegate risorse per analizzare i dati provenienti da fonti aperte in merito all’identità di oltre 100 persone fisiche e giuridiche sospettate di coinvolgimento in questo scandalo internazionale. L’anonimizzazione e il parcheggio degli attivi in shell companies di giurisdizioni fiscali con regime offshore non sono, di per sé, illegali; la domanda che si pone è, però, perché qualcuno si assumerebbe dei rischi e costi associati a tale operazione, se non per nascondere la provenienza illecita di questi attivi? (traduzione di Gabriela Petre)