Il fascicolo della Rivoluzione
Il 16 dicembre rappresenta, almeno simbolicamente, l’inizio del crollo del regime comunista in Romania, nel 1989. La popolazione di Timişoara, città nell’ovest della Romania, decise allora, a prescindere dalle conseguenze, di opporsi apertamente al regime totalitario della coppia Nicolae ed Elena Ceauşescu. Quello che, inizialmente, era solo una contestazione, d’altronde estremamente coraggiosa, di una misura abusiva delle autorità locali, si trasformò, gradualmente, in una rivolta contro il sistema, segnata da attacchi e sacrifici. Il 20 dicembre, Timişoara si dichiarò “la prima città libera dal comunismo in Romania”. Le proteste si diffusero rapidamente in tutto il Paese, culminando, il 22 dicembre, con la fuga della coppia Ceauşescu, in elicottero, dal tetto del Comitato Centrale di Bucarest.
Roxana Vasile, 20.12.2017, 14:01
Il 16 dicembre rappresenta, almeno simbolicamente, l’inizio del crollo del regime comunista in Romania, nel 1989. La popolazione di Timişoara, città nell’ovest della Romania, decise allora, a prescindere dalle conseguenze, di opporsi apertamente al regime totalitario della coppia Nicolae ed Elena Ceauşescu. Quello che, inizialmente, era solo una contestazione, d’altronde estremamente coraggiosa, di una misura abusiva delle autorità locali, si trasformò, gradualmente, in una rivolta contro il sistema, segnata da attacchi e sacrifici. Il 20 dicembre, Timişoara si dichiarò “la prima città libera dal comunismo in Romania”. Le proteste si diffusero rapidamente in tutto il Paese, culminando, il 22 dicembre, con la fuga della coppia Ceauşescu, in elicottero, dal tetto del Comitato Centrale di Bucarest.
Seguì, poi, soprattutto nella Capitale, ma anche in altre grandi città della Romania un macello durato fino al 25 dicembre: dal 16 al 25 dicembre, sono morte più di 1.000 persone, mentre quasi 3.400 sono rimaste ferite. La Romania diventò l’unico Paese del Blocco Orientale in cui il cambiamento del regime avvenne in un modo violento e in cui i leader – Nicolae ed Elena Ceauşescu — furono giustiziati, fucilati.
“Chi ci ha sparato contro, il 21 e il 22 dicembre?” La domanda è, da anni, il ritornello dei romeni che hanno combattuto per la libertà nel 1989, rischiando di perdere la vita, oppure di coloro che allora hanno perso parenti, amici o conoscenti. La risposta sarebbe semplicemente svelare i colpevoli di quel massacro. Dopo essere stato archiviato, il fascicolo della Rivoluzione è stato riaperto l’anno scorso. I procuratori militari cercano di trovare una risposta alla domanda rimasta irrisolta per 28 anni e la verità comincia a saltar fuori.
Un quotidiano centrale definiva “Breaking News storico” la conclusione resa pubblica dagli inquirenti all’inizio di questa settimana. Il procuratore militare, Marian Lazăr: “È stata stabilita la struttura del comando politico-militare che, poco dopo la fuga del presidente in carica, ha preso in mano le redini del potere in Romania, fatto che ha portato senza equivoco alla conclusione che a dicembre 1989 non c’è stato un vuoto di potere. Dalle prove analizzate finora dai procuratori militari, per quanto riguarda l’avvio e lo svolgimento della diversione militare a cominciare dalla sera del 22 dicembre, è emerso che questa è stata la principale causa dei numerosi decessi, danni corporei e materiali subiti. Le indagini hanno rilevato i meccanismi delle costanti disinformazioni, con conseguenze molto gravi, lanciate tramite la TVR, la Radiodiffusione e i mezzi militari di comunicazione, propagando così a livello nazionale la nota psicosi terroristica.”
Gli inquirenti aggiungono ancora di aver individuato la fonte del suono con effetto di panico emesso durante il discorso di Nicolae Ceauşescu del 21 dicembre 1989, che ha contribuito, accanto ad altri elementi, alla disorganizzazione del meeting e allo scoppio delle proteste a Bucarest. Si è inoltre scoperto che, fino all’esecuzione di Nicolae e di Elena Ceauşescu, ci sono stati altri tre tentativi di omicidio nei loro confronti. (tr. G.P.)