Il fascicolo della Rivoluzione del 1989 – indagine penale estesa
Corina Cristea, 03.11.2016, 16:56
Dal fascicolo risulta che, per
mantenere il potere, tramite le azioni intraprese e le misure disposte, la
nuova leadership politica e militare instaurata dopo il 22 dicembre del 1989 ha
determinato l’uccisione, il ferimento attraverso il fucilamento, la lesione
dell’integrità fisica e psichica, la privazione di libertà di un gran numero di
persone, fatti tipici del reato di crimine contro l’umanità, ha affermato
Marian Lazar.
I fatti indicano l’esistenza di
un piano secondo il quale si è agito. Questo avrebbe perseguito la creazione di
uno stato di confusione nelle forze armate, tramite la divisione della
direzione del Ministero della Difesa Nazionale e la diffusione di nuovi ordini,
rapporti e informazioni false, l’esortazione alla popolazione di scendere in
piazza e la sua dotazione di armi, e la creazione dell’apparenza di una guerra
civile in cui si confrontano unità armate appartenenti al Ministero della
Difesa e al Ministero dell’Interno o allo stesso ministero, al fine della presa
del potere e della legittimazione dei nuovi leader. Nella realizzazione di
questo piano si è ricorso alla Televisione Romena che ha trasmesso comunicati
allarmistici e a volte falsi e all’interruzione dei collegamenti telefonici.
Sono stati inoltre insediati alla guida dei ministeri della Difesa e
dell’Interno ex quadri militari leali ai nuovi leader politico-militari,
generando una guerra psicologica e mediatica che ha provocato numerose vittime,
si legge in un comunicato.
Stando ad un documento della Procura Militare presso l’Alta Corte di
Cassazione e Giustizia, oltre 1.200 persone sono morte durante gli avvenimenti
del dicembre 1989, di cui 800 dopo il 22 dicembre, ossia dopo il crollo del
regime comunista. Sono stati oltre 5000 i feriti ed altre alcune migliaia di
persone sono state private illegalmente di libertà e sottoposte a cattivi trattamenti.
La riapertura del fascicolo della Rivoluzione – che ha portato condanne dopo
condanne nei confronti della Romania alla Corte Europea per i Diritti Umani -
avviene a qualche mese dopo che il procuratore generale interinale, Bogdan
Liciu, ha chiesto la riapertura dell’inagine. Stando a Bogdan Liciu, la
soluzione di archiviazione del fascicolo, ad ottobre 2015, è stata infondata e
illegale, e l’inquadramento giuridico ei reati è stato fatto in modo sbagliato. (traduzione di Adina Vasile)