Il dossier della marcia dei minatori – giugno 1990
Dopo 27 anni di accuse, controversie, speculazioni, il primo presidente della storia post-comunista della Romania, Ion Iliescu, l’ex premier Petre Roman, l’ex direttore dell’intelligence, Virgil Magureanu, Miron Cozma, l’ex leader sindacale dei minatori del bacino carbonifero della Valle del Jiu (centro-ovest), accanto ad altre 10 persone, sono stati rinviati a giudizio nel fascicolo della marcia dei minatori del 13-15 giugno 1990, con l’accusa di crimini contro l’umanità.
România Internațional, 16.06.2017, 12:38
Dopo 27 anni di accuse, controversie, speculazioni, il primo presidente della storia post-comunista della Romania, Ion Iliescu, l’ex premier Petre Roman, l’ex direttore dell’intelligence, Virgil Magureanu, Miron Cozma, l’ex leader sindacale dei minatori del bacino carbonifero della Valle del Jiu (centro-ovest), accanto ad altre 10 persone, sono stati rinviati a giudizio nel fascicolo della marcia dei minatori del 13-15 giugno 1990, con l’accusa di crimini contro l’umanità.
La marcia dei minatori ha posto fine ad un’ampia manifestazione contro il potere di sinistra insediato dopo il crollo della ditattura comunista, a dicembre 1989. Il dossier iniziale è andato per le lunghe per quasi due decenni ed è stato chiuso senza colpevoli nel 2009. Le indagini sono state riprese all’inizio del 2015, dopo che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha costretto le autorità romene a identificare i responsabili della morte di quattro persone, dei danni all’integrità fisica e psichica di circa 1400, nonchè dell’arresto e del fermo illegale di oltre mille negli incidenti violenti avvenuti a giugno 1990, che hanno leso gravemente anche l’immagine della Romania all’estero.
In quei giorni, sullo sfondo di incidenti violenti nella capitale, l’allora capo dello stato ha invocato un tentato golpe di estrema destra e ha chiesto alla popolazione di difendere le istituzioni democratiche. La Procura indica che le autorità dello stato hanno avviato allora un attacco violento contro i manifestanti della Piazza dell’Università della capitale che protestavano in maniera pacifica. I procuratori militari sostengono che in questo attacco sono state coinvolte illegalmente le forze dei Ministeri dell’Interno e della Difesa, accanto al Servizio Romeno di Informazioni, ma anche oltre 10.000 minatori e operai da altre zone del Paese.
Le migliaia di minatori giunti allora a Bucarest hanno attaccato l’Università, le sedi dei partiti all’opposizione e le redazioni di alcuni giornali indipendenti. Stando alla requisitoria, l’ex presidente Iliescu è accusato di aver dato l’ordine che i manifestanti della Piazza dell’Università venissero evacuati con la forza, anche con l’appoggio di operai delle grandi aziende di Bucarest. L’intervento delle forze dell’ordine nella mattina del 13 giugno 1990 non sarebbe stata volta a disperdere pacificamente i manifestanti, bensì a catturarli, si legge ancora nella requisitoria. Stando al documento, le persone entrate nella sede del Servizio Romeno di Informazioni durante le vicende del giugno 1990 conoscevano il piano dell’edificio, il che dimostra che non erano manifestanti, idea che le autorità hanno voluto accreditare.
Nella requisitoria si legge ancora che due vittime, decedute in seguito agli incidenti della sera del 13 giugno 1990 alla sede del Ministero dell’Interno, sono state fucilate alla nuca, però gli autori non sono stati accertati. Inoltre, sostengono i procuratori militari, i protestatari della Piazza dell’Università, fermati illegalmente e mandati in carcere nei pressi di Bucarest, in condizioni paragonabili a quelle in cui furono tenuti i prigionieri della Seconda Guerra Mondiale. Le 14 persone rinviate a giudizio compariranno davanti all’Alta Corte di Cassazione e Giustizia.