Il deficit di bilancio, all’attenzione del Governo
Quando sono subentrati ai socialdemocratici al governo, i liberali avrebbero individuato numerosi “buchi” nel budget della Romania: per farla breve, secondo loro, le spese sono troppo alte e gli incassi troppo bassi. Quindi, alla recente manovra finanziaria, hanno parlato di un deficit nel 2019 del 4,4%, molto di più rispetto al tetto massimo ammesso dall’UE, del 3%. La notizia ha colto di sorpresa in modo spiacevole tutti i romeni, solo che da punti di vista diversi! I sostenitori del PNL hanno avuto un argomento in più per criticare il PSD e congratularsi con il loro partito favorito che lo ha allontanato dal governo tramite mozione di sfiducia, fornendo al presidente rieletto di destra, Klaus Iohannis, un “Governo suo”, anche se di minoranza, con cui collaborare tranquillamente. I sostenitori dei socialdemocratici, invece, si sono meravigliati come mai il precedente Esecutivo PSD sia stato capace, per anni, di mantenere il deficit entro limiti normali, sullo sfondo di una crescita economica tra le più significative nell’UE, mentre ora, i loro avversari politici non lo possono fare e danno tutta la colpa alla sinistra.
Roxana Vasile, 09.12.2019, 13:35
Quando sono subentrati ai socialdemocratici al governo, i liberali avrebbero individuato numerosi “buchi” nel budget della Romania: per farla breve, secondo loro, le spese sono troppo alte e gli incassi troppo bassi. Quindi, alla recente manovra finanziaria, hanno parlato di un deficit nel 2019 del 4,4%, molto di più rispetto al tetto massimo ammesso dall’UE, del 3%. La notizia ha colto di sorpresa in modo spiacevole tutti i romeni, solo che da punti di vista diversi! I sostenitori del PNL hanno avuto un argomento in più per criticare il PSD e congratularsi con il loro partito favorito che lo ha allontanato dal governo tramite mozione di sfiducia, fornendo al presidente rieletto di destra, Klaus Iohannis, un “Governo suo”, anche se di minoranza, con cui collaborare tranquillamente. I sostenitori dei socialdemocratici, invece, si sono meravigliati come mai il precedente Esecutivo PSD sia stato capace, per anni, di mantenere il deficit entro limiti normali, sullo sfondo di una crescita economica tra le più significative nell’UE, mentre ora, i loro avversari politici non lo possono fare e danno tutta la colpa alla sinistra.
Sullo sfondo di tutto questo, il Governo liberale afferma, quindi, che sta cercando di trovare soluzioni per diminuire le spese pubbliche. Il premier Ludovic Orban ha annunciato che desidera il congelamento degli stipendi dei dignitari, di modo che non aumentino in concomitanza con la crescita dello stipendio minimo, nel contesto in cui intere categorie di dipendenti non hanno mai beneficiato di un aumento del genere. Proprio per questo, la misura sembra dettata dall’ipocrisia. Inoltre, si discute dell’ottimizzazione delle strutture organizzative dei ministeri, alcuni sovrappopolati, dopo che dai 27 ministeri del precedente governo, si è passati a 16.
Non in ultimo, sempre per diminuire le spese che hanno fatto aumentare il deficit di bilancio quest’anno al 4,4% del PIL, al ministero del Lavoro è in preparazione un atto normativo che proibirà il cumulo della pensione con lo stipendio pagato dallo stato; un’occasione per molti di ricordarsi che una misura simile era stata istituita in Romania nel 2009, in piena crisi economica mondiale, sempre da un Governo di destra. Abrogata cinque anni dopo, la misura potrebbe essere applicata nuovamente. In risposta, il presidente ad interim del PSD, Marcel Ciolacu, ha accusato i liberali di agire in maniera non democratica e non costituzionale quando affermano di assumersi la responsabilità per disegni di legge molto importanti, compresa la bozza della finanziaria. In più, secondo lui, il premier Ludovic Orban e il suo Governo non hanno alcun programma di governo, agiscono in modo caotico e irresponsabile e gli effetti saranno purtroppo avvertiti da tutti i romeni. Di conseguenza, anche se al momento non è una sua priorità, il PSD non esclude di inoltrare una mozione di sfiducia entro la fine dell’anno.