I romeni cambiano il loro comportamento finanziario
Come dappertutto nel mondo, anche in Romania i prezzi continuano ad aumentare. Secondo le informazioni rese pubbliche dall’Istituto Nazionale di Statistica, il tasso inflazionistico annuo è salito a oltre il 15% nel mese di agosto. Lo scorso mese, la maggiore impennata dei prezzi è stata per i generi alimentari, di oltre l’1,8%. I servizi costano di più in media di quasi lo 0,4%. Crescite significative dei prezzi sono state registrate rispetto a luglio anche nel caso del trasporto aereo, di quasi il 24%, dello zucchero, di quasi il 10%, del burro, di oltre il 6,8%, e del latte di oltre il 5%. Leggere diminuzioni hanno invece registrato le tariffe del trasporto stradale e di telefonia. Rispetto all’agosto dell’anno scorso, i maggiori rincari si sono registrati nel caso del gas naturale, del 70%, delle patate, di oltre il 54% e dell’olio commestibile, di circa il 50%. I prezzi sono aumentati anche nel caso del trasporto aereo, dei combustibili, dei prodotti di panetteria e dello zucchero.
Tutto ciò intacca moltissimo il potere d’acquisto dei romeni, i cui stipendi e pensioni sono tra i più bassi nell’Unione Europea e che sono molto preoccupati dell’avvicinamento dell’inverno che significa sempre bollette più salate per il riscaldamento, l’elettricità e il gas. Perciò quasi la metà di loro ha tagliato le spese e la percentuale di chi usa mettere soldi da parte è aumentata parecchio rispetto all’anno scorso. La gente ha adeguato, quindi, il proprio comportamento finanziario al contesto della crescita accelerata dell’inflazione, dei prezzi in generale e soprattutto delle tariffe delle utenze negli ultimi mesi — lo rileva lo studio “Money matters” — I soldi contano -, realizzato l’estate scorsa dal gruppo finanziario austriaco Erste, in Paesi dell’Europa Centrale e Orientale. Secondo lo studio, oltre tre quarti dei romeni intervistati mettono soldi da parte per eventuali emergenze e spese impreviste, mentre il 74% risparmia per avere una riserva di denaro per sé o per la famiglia, entrambe le categorie essendo in crescita di otto punti percentuali rispetto all’anno scorso.
In più, uno su quattro romeni mette soldi da parte per investire nell’istruzione e nella preparazione professionale, rispetto al 16% dell’anno scorso. Lo studio ha inoltre rilevato che il 64% dei romeni dichiara di aver subito gli effetti negativi dell’inflazione, mentre il 38% è del parere che la propria situazione finanziaria sia peggiorata nell’ultimo anno, una percentuale doppia rispetto al 2019. I romeni risparmiano in media 351 lei (pari a circa 70 euro) al mese, di 42 lei in più rispetto al 2021, e solo un terzo mette soldi da parte per la vecchiaia, si rileva inoltre nell’analisi. Il 61% delle persone intervistate ritiene che l’educazione finanziaria rientri nei compiti della scuola e di altre istituzioni di insegnamento, il 56% la considerano una responsabilità dei genitori e della famiglia, e il 45% delle banche e di altre istituzioni finanziarie.
Bogdan Matei, 20.09.2022, 11:35